Parole di Vita n. 3

17 / 30 Aprile 2023 – Terza Domenica di Pasqua
Domenica delle Mirofore

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In questo numero:
Letture Liturgiche
«Amiche care, andiamo» di San Romano il Melode
Vita di San Macario di Corinto
Fedeli alla Verità. Una omelia di San Filarete di New York

I Santi di questo giorno: Sant’Agapito, papa di Roma (536). Santo Ieromartire Simeone, vescovo in Persia, e quelli con lui (341). Sant’Acacio , vescovo di Melitene (435). Santo Martire Adriano (151). San Paisio, folle in Cristo, di Kiev (1893). San Macario di Corinto (1805).

Quando discendesti nella morte, o vita immortale, allora mettesti a morte l’ade con la folgore della tua divinità; e quando risuscitasti i morti dalle regioni sotterranee, tutte le schiere delle regioni celesti gridavano: O Cristo datore di vita, Dio nostro, gloria a te.
(Apolytikion di questa Domenica)

LETTURE LITURGICHE

Al Mattutino: Evangelo aurorale terzo (Mc 16, 9-20)

Apostolos
Lettura degli Atti degli apostoli (Atti 6, 1-7)
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, ci fu mormorio fra gli Ellenisti contro gli Ebrei, perché nel servizio quotidiano venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono la moltitudine dei discepoli e dissero: «Non si può accettare che noi abbandoniamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Fratelli, prendete dunque in esame sette uomini tra di voi di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, che stabiliremo per questo bisogno. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della parola». Il discorso piacque a tutti e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. La parola di Dio cresceva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti obbediva alla fede.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Marco (Marco 15, 43 – 16, 8)
In quel tempo venne Giuseppe di Arimatea, nobile Consigliere che aspettava anche lui il regno di Dio. Fattosi coraggio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che già fosse morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da molto tempo. Informato dal centurione, donò il cadavere a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù, lo avvolse nel lenzuolo e lo depose nel sepolcro che era scavato nella roccia; poi fece rotolare una pietra sull’entrata del sepolcro. Intanto Maria Maddalena e Maria madre di Iose stavano a osservare dove veniva deposto. Trascorso il sabato, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome comprarono aromi per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via la pietra dall’entrata del sepolcro?» Ma, guardando in su, videro che la pietra era stata rotolata via, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, rivestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto.» Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro piene di timore e spavento, e non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

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«Amiche care, andiamo…»
(Dai Kontakia di San Romano il Melode)

Giunte alla tua tomba, le donne,
non trovando il tuo corpo immacolato,
scoppiarono in un pianto di dolore e dissero:
«Forse è stato rubato Colui a cui
l’Emorroissa carpì la guarigione?
È forse risorto Colui che prima della passione
predisse la sua risurrezione?

Veramente è risorto Cristo
che agli uomini caduti offre risurrezione».

All’alba, come ricercando il giorno,
s’affrettarono verso il Sole che è prima del sole,
tramontato nel sepolcro,
le donne che portavano unguenti,
dicendo l’una all’altra:
«Amiche care, andiamo a ungere di aromi
il corpo datore della vita che è sepolto,
la carne che solleva Adamo dopo la caduta
e ora giace nella tomba;
presto, affrettiamoci come i Magi
e adoriamolo, e come doni portiamo
profumi a Colui che non in fasce
ma in un lenzuolo è stato avvolto.
E piangendo gridiamo: – O nostro Sovrano, ridéstati,
Tu che agli uomini caduti offri risurrezione! – ».
(Tratto, con pochi emendamenti, da: Romano il Melode, Kontakia/2, Città Nuova)

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Vita di San Macario di Corinto

San Macario nacque a Corinto nel 1731, da pii genitori della famosa famiglia Notaras di Costantinopoli, e ricevette al Battesimo il nome di Michele. Il suo maestro a Cefalonia si chiamava Eustazio. Il giovane Michele era molto zelante per la vita solitaria, così lasciò in segreto la casa dei suoi genitori e andò al Monastero della Grande Grotta nel Peloponneso da cui suo padre lo fece tornare con la forza. Tornato a casa, si dedicò principalmente allo studio delle Divine Scritture e di scritti spirituali.
Poiché a Corinto mancava da tempo un insegnante, Michele insegnò ai giovani per sei anni gratuitamente. Eccelleva come insegnante e i corinzi lo amavano per il suo stile di vita esemplare. Nel 1764, alla morte dell’Arcivescovo Partenio di Corinto, il popolo riconobbe la sua santità e lo elesse suo successore. Michele fu ordinato sacerdote, divenendo anche monaco con il nome di Macario. Quindi fu consacrato arcivescovo di Corinto da Patriarca Samuele a Costantinopoli. San Macario iniziò a predicare al popolo. Si sforzò di liberare la Chiesa dalla corruzione e dai sacerdoti inesperti . Stabilì un piano di preparazione dei candidati al sacerdozio, che erano inviati ai monasteri per l’istruzione e la formazione in modo che tutti i sacerdoti fossero adeguatamente preparati.
Quando iniziò la guerra russo-turca nel 1768, l’arcivescovo Macario fu costretto a fuggire a Zante con la sua famiglia, e da lì a Hydra, dove visse in un monastero. Quando le cose si sistemarono, il Santo Sinodo di Costantinopoli scelse un nuovo arcivescovo di Corinto, per ragioni più che altro politiche. In ogni caso, il Santo mantenne il suo rango e gli fu permesso di officiare senza ostacoli ovunque volesse.
Si recò in seguito a Chio, e da lì al Monte Athos, dove entrò in contatto con il movimento dei kollivades e con San Nicodemo l’Aghiorita. Trovando però deludente la situazione del Santo Monte, San Macario partì nuovamente per Chio e poi per Patmos. Qui cercò di rimanere permanentemente, e per questo vi fondo nel 1782 un Eremo dedicato a Tutti i Santi e vi trascorse i successivi dieci anni. Lì incontrò Nifone di Chio, Gregorio di Nisyros e Atanasio d’Armenia. Nel suo isolamento, Macario praticò la preghiera del cuore e scrisse una biografia di San Cristodulo. Trovando opere dei Padri della Chiesa nella biblioteca del monastero , Macario selezionò da esse materiale per la Filocalia che, in seguito, diede a San Nicodemo l’Athonita .
Nel 1793 San Macario lasciò Patmos per Corinto per sistemare gli affari di suo padre che era morto. Qui divise il patrimonio tra i suoi fratelli, compresa la sua parte, e poi bruciò tutte le cambiali del padre, rimettendo così tutti i debiti che erano stati contratti con la sua famiglia.
Risolte le questioni familiari, egli fece ritorno nel suo eremo a Chio, e vi rimase per il resto della sua vita, impegnandosi nella lotta ascetica, praticando la preghiera del cuore, scrivendo libri, confessando e consigliando i fedeli, istruendoli nella fede, ispirandoli alla virtù, e aiutando chi era nel bisogno.
San Macario si addormentò nel Signore il 17 aprile 1805. Il suo corpo fu sepolto nel cortile della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

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Fedeli alla Verità
Omelia sulla III Domenica di Pasqua (Domenica delle Mirofore) del Metropolita Filarete di New York, di santa memoria

Oggi, come sapete, la Santa Chiesa Ortodossa glorifica le sante donne mirofore, motivo per cui proprio questa domenica è chiamata la “Domenica delle Mirofore”.

Già ieri abbiamo parlato di come le Mirofore fossero, in sostanza, le prime annunciatrici della risurrezione di Cristo e, in un certo senso, come disse un santo Ierarca russo, apostole degli stessi apostoli.

Ecco qualcosa di caratteristico: leggendo il Vangelo, la nostra attenzione non può che essere attratta dalla seguente circostanza. Quando gli stessi Apostoli vedono il Maestro risorto, non sono subito presi da una piena fede; e quando gli altri dicono loro che il loro Maestro è risorto, non riescono a credere come dovrebbero. Il santo evangelista Marco ricorda addirittura che, una volta che il Signore apparve loro, cominciò addirittura a rimproverarli,e proprio per la loro incredulità e durezza di cuore, per aver sentito parlare della sua Risurrezione ma non essere stati capaci di credere a quanti avevano parlato loro di essa.

Ma se gli Apostoli non furono capaci di credere al miracolo della Resurrezione, le Mirofore riconobbero subito Colui che era apparso loro. Erano eccitate, e corsero con entusiasmo, sebbene anche con timore dalla Tomba del Signore. Inizialmente avevano paura di dirlo a qualcuno, visto quanto fosse insolito e strano era quello che avevano sentito dall’Angelo. Ma mentre fuggivano, apparve loro colui che avevano voluto ungere con il myron profumato. Apparve e disse loro solo una parola: «Rallegratevi!» Le fedeli Mirofore riconobbero immediatamente che era il Salvatore che appariva loro e Lo adorarono con gioia. Perché tanta gioia? Il beatissimo metropolita Anthonij ha sottolineato quanto significhi per un uomo la fedeltà alla verità e l’infedeltà ad essa. La fedeltà costante e ferma in tutto è l’opposto della viltà dell’infedeltà. Tale era il caso qui, disse Vladyka Anthonij. Gli Apostoli, invece di seguire il loro Maestro quando Egli (per parlare in termini moderni) fu arrestato, fuggirono in varie direzioni. Quando il Signore andò a risuscitare Lazzaro, l’apostolo Tommaso disse: Andiamo a morire con lui (Gv 11,16). Ciò non incontrò una sola obiezione da parte degli Apostoli. Ciò significa che erano d’accordo con l’apostolo Tommaso. E anche nel giardino del Getsemani si scoprì che erano spaventati e fuggirono. Solo l’Apostolo diletto, l’Apostolo Giovanni, riuscì a resistere a questa paura e non si separò dal Maestro fino al Golgota, dove rimase con la santissima Madre del Salvatore, ma gli altri Apostoli erano fuggiti – e queste sono quell’infedeltà e pusillanimità, che gettano un’ombra sui loro occhi, notate da Vladyka Anthonij. Ma le fedeli Mirofore andarono con Lui sul Golgota e si fermarono proprio sotto la Croce, addolorate e allo stesso tempo cercando in qualche modo di alleviare con il loro amore e la loro compassione il dolore terribile e sovrumano della Beatissima Vergine Maria. Non Lo abbandonarono. Sappiamo dal Vangelo come fu sepolto, e le Mirofore videro dov’era stato deposto. Gli Apostoli non c’erano: erano fuggiti. Le Mirofore, invece, gli sono rimaste fedeli fino alla fine e quindi, come dice Vladyka Anthonij, la loro coscienza e la loro intuizione spirituale interiore rimasero luminose e pure, e per questo esse poterono subito riconoscere Colui che era apparso loro, adorandolo senza alcuna esitazione come loro amato Maestro e Vincitore della morte.

Immaginate solo ciò che subì la santa Mirofora Maria Maddalena mentre piangeva inconsolabilmente presso la tomba di Colui che l’aveva liberata una volta dagli spiriti impuri ostili, scacciando da lei sette demoni. Dopo che ciò fu compiuto, divenne una seguace costante del suo amato Maestro. Eccola che piange inconsolabilmente sulla sua tomba, e all’improvviso sente da Qualcuno quella stessa voce che dice «Maria» – quella voce cara e indimenticabile, che una volta aveva scacciato da lei sette demoni. Se il cuore di Maria non scoppiò di gioia, fu solo perché la Sorgente stessa della Vita, proprio Cristo, aveva parlato con lei. Che transizione, dal dolore inconsolabile alla gioia estatica! Ricordiamo dunque cosa significano fedeltà e devozione, e cosa significa una coscienza pulita. Le sante donne facevano di tutto per mostrare attenzione al loro Maestro. Non temendo pericoli vanno al Golgota, Lo accompagnano, stanno presso la Croce sul Golgota, guardano, guardando con riverenza come è sepolto il loro Maestro, e per questo hanno la gioia di vederlo nella gloria, risorto dai morti, prima degli apostoli. Ricordate quanto è importante essere fedeli a Dio. La fedeltà e la devozione a Lui illuminano la coscienza e la mente umana. Al contrario, quando un uomo commette, uno dopo l’altro, atti di infedeltà e tradimento al Signore e alla verità, la sua anima si indurisce, la sua coscienza si ingrossa e si oscura, e diventa difficile per lui riconoscere la verità, diviene difficile venerarla. Tutti dovrebbero ricordarlo, e pregare sempre che il Signore ci insegni ad essergli fedeli sempre e in tutto, così come gli furono fedeli le sante e gloriose Mirofore. La loro fedeltà le ha portate fino alla fine, ed esse hanno ricevuto la gioia indicibile di vedere risorto il loro Maestro e di adorarlo subito. L’esempio della loro fedeltà e del loro amore dovrebbe essere esempio edificante per ogni anima cristiana; un esempio che, una volta seguito, dimostrerà la propria fedeltà al Signore fino alla fine e darà la gioia di contemplarlo. Amen.

 

ALCUNI LINK:
Orthodoxia – L’Ortodossia in rete, portale cristiano ortodosso: https://www.orthodoxia.it
Il canale YouTube di Orthodoxia: https://www.youtube.com/channel/UCaMSx0dkfjUGCiOA5emABqg
(su questo canale viene trasmessa in streaming la Divina Liturgia della Parrocchia di San Nettario a Pistoia)

Anastasis – blog di resistenza cristiana: https://anastasis.orthodoxia.it

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