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Parole di Vita n. 12

12 / 25 Giugno 2023 – Terza Domenica dopo Pentecoste – Terza Domenica di Matteo
Santi Neomartiri della turcocrazia; Sant’Onufrio il Grande; San Pietro l’Athonita. Tono secondo

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In questo numero:

Letture Liturgiche
«Se il tuo occhio è semplice» Dal Commento del Beato Teofilatto al Vangelo secondo Matteo

Quando discendesti nella morte, o vita immortale, allora mettesti a morte l’ade con la folgore della tua divinità; e quando risuscitasti i morti dalle regioni sotterranee, tutte le schiere delle regioni celesti gridavano: O Cristo datore di vita, Dio nostro, gloria a te.
(Apolytikion del secondo tono)


LETTURE LITURGICHE

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale terzo (Marco 16 9-20)

ALLA LITURGIA
Apostolo:
Lettura dell’epistola di Paolo ai Romani (Rm 5, 1-11)

Fratelli, giustificati per la fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. Grazie a lui abbiamo avuto nella fede l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci gloriamo, nella speranza della gloria di Dio. Non solo: ci gloriamo perfino nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una fedeltà a tutta prova, la fedeltà provata la speranza. La speranza poi non delude, poiché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato. Inoltre, infatti, quando eravamo ancora infermi, al tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, è difficile che qualcuno sia disposto a morire per un giusto; per un buono forse uno osa anche morire. Ma Dio dimostra il suo amore per noi perché, essendo ancora peccatori, Cristo morì per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, da nemici, siamo stati riconciliati con Dio in virtù della morte del Figlio suo, quanto più, da riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 6, 22-33)

Disse il Signore: «Lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanta tenebra! Nessuno può servire a due padroni: o odierà uno e amerà l’altro, o si attaccherà a uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a Mammona. Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra vita, cosa mangiare o cosa bere, e neanche per il vostro corpo, cosa indossare; la vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Voi non contate più di loro? E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua statura? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, quanto più voi, gente di poca fede! Non affannatevi dunque dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Che vestiremo? Tutte queste cose le cercano i gentili; il Padre vostro celeste infatti sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno messe davanti»


«Se il tuo occhio è semplice»
Commento alla pericope evangelica della terza Domenica di Matteo.
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

22-23. Lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanta tenebra! Ciò significa che se riempi la tua mente di preoccupazioni per il denaro, hai spento la lampada e oscurato la tua anima. Proprio come l’occhio che è sano, o “semplice”, porta luce al corpo, e l’occhio che è cattivo, o “malato”, porta oscurità, così anche lo stato della mente influenza l’anima. Se la mente è accecata da queste preoccupazioni, viene gettata nell’oscurità; poi l’anima si oscura, e quanto più anche il corpo?

24. Nessuno può servire a due padroni. Quello che intende dire è questo: nessun uomo può servire due padroni che comandano cose opposte l’una all’altra. Tali signori sono Dio e Mammona. Facciamo del diavolo il nostro signore quando facciamo del ventre il nostro dio. Ma per natura e in verità Dio è il Signore, e Mammona è ingiustizia. Poiché odierà uno e amerà l’altro, o si attaccherà a uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a Mammona. Vedi che non è possibile per un uomo ricco e un uomo ingiusto servire Dio? Il suo amore per il denaro lo allontana da Dio.

25. Perciò vi dico: non affannatevi per la vostra vita, cosa mangiare o cosa bere, e neanche per il vostro corpo, cosa indossare. “Per questo motivo”: per quale motivo? Perché la preoccupazione per il denaro allontana l’uomo da Dio. L’anima non mangia, perché è incorporea, ma Gesù lo disse secondo l’uso comune della parola. Perché è ovvio che l’anima non acconsente a rimanere in un corpo se la carne non è nutrita. Gesù non ci proibisce di lavorare, ma ci proibisce di dedicarci interamente alle nostre preoccupazioni e di trascurare Dio. Quindi dobbiamo lavorare per il nostro sostentamento senza trascurare l’anima. La vita non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Ciò significa: ci ha dato cose molto più grandi, la vita stessa, e ha formato i nostri corpi. Non ci darà cibo e vestiti?

26. Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Voi non contate più di loro? Anche se avrebbe potuto dare l’esempio di Elia e Giovanni Battista, Egli menziona invece gli uccelli per farci vergognare, perché siamo ancora più stupidi di queste creature. Dio li nutre avendo dato loro la conoscenza istintiva per trovare il cibo.

27. E chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un solo cubito alla sua statura? Ciò significa: anche se ti prendi la massima cura, non puoi fare nulla se Dio non lo vuole. Perché allora ti spingi allo sfinimento con futili preoccupazioni?

28-29. E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ci fa vergognare non solo con gli uccelli, che mancano di ragione, ma anche con i gigli, che appassiscono. Se Dio ornò i gigli in tal modo, senza alcuna necessità di farlo, quanto più soddisferà il nostro proprio bisogno di vesti? Mostra che anche se fai di tutto, non sei in grado di essere adornato magnificamente come i gigli. Anche Salomone il più saggio e splendido, con tutto il suo regno a sua disposizione, non poteva vestirsi in tal modo.

30. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, quanto più voi, gente di poca fede! Impariamo da questo che non dovremmo preoccuparci di abbellirci, perché i nostri ornamenti appassiscono come i fiori che appassiscono. Perciò chi si abbellisce è come l’erba. Ma voi, dice, siete creature dotate di ragione, che Dio ha plasmato sia con l’anima che con il corpo. Quelli “di poca fede” sono tutti coloro che si preoccupano di tali pensieri. Se avessero una fede perfetta in Dio, non darebbero pensieri così ansiosi a queste cose.

31-32. Non affannatevi dunque dicendo: Che mangeremo? Che berremo? Che vestiremo? Tutte queste cose le cercano i gentili. Non ci proibisce di mangiare, ma di dire: che mangeremo? I ricchi dicono la sera: “che mangeremo domani?” Il lusso e l’eccesso sono ciò che Egli proibisce.

32-33. il Padre vostro celeste infatti sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate invece prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno messe davanti. Il regno di Dio è il godimento di tutto ciò che è buono. Questo viene attraverso la giustizia. A chi ricerca le cose spirituali, Dio nella sua generosità aggiunge ciò che è necessario per la vita fisica.

 

 

 

 

 

 

 

 

Parole di Vita n. 11

5 / 18 Giugno 2023 – Seconda Domenica dopo Pentecoste – Seconda Domenica di Matteo
Domenica di Tutti i Santi ortodossi glorificati in terra d’Italia; Santi padri Aghioriti.

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In questo numero:
Letture Liturgiche
«Seguitemi» Dal Commento del Beato Teofilatto al Vangelo secondo Matteo
Alcuni Santi ortodossi d’Italia Continua a leggere

Parole di Vita n. 3

17 / 30 Aprile 2023 – Terza Domenica di Pasqua
Domenica delle Mirofore

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In questo numero:
Letture Liturgiche
«Amiche care, andiamo» di San Romano il Melode
Vita di San Macario di Corinto
Fedeli alla Verità. Una omelia di San Filarete di New York

I Santi di questo giorno: Sant’Agapito, papa di Roma (536). Santo Ieromartire Simeone, vescovo in Persia, e quelli con lui (341). Sant’Acacio , vescovo di Melitene (435). Santo Martire Adriano (151). San Paisio, folle in Cristo, di Kiev (1893). San Macario di Corinto (1805).

Quando discendesti nella morte, o vita immortale, allora mettesti a morte l’ade con la folgore della tua divinità; e quando risuscitasti i morti dalle regioni sotterranee, tutte le schiere delle regioni celesti gridavano: O Cristo datore di vita, Dio nostro, gloria a te.
(Apolytikion di questa Domenica)

LETTURE LITURGICHE

Al Mattutino: Evangelo aurorale terzo (Mc 16, 9-20)

Apostolos
Lettura degli Atti degli apostoli (Atti 6, 1-7)
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, ci fu mormorio fra gli Ellenisti contro gli Ebrei, perché nel servizio quotidiano venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono la moltitudine dei discepoli e dissero: «Non si può accettare che noi abbandoniamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Fratelli, prendete dunque in esame sette uomini tra di voi di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, che stabiliremo per questo bisogno. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della parola». Il discorso piacque a tutti e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. La parola di Dio cresceva, e si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme; anche un gran numero di sacerdoti obbediva alla fede.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Marco (Marco 15, 43 – 16, 8)
In quel tempo venne Giuseppe di Arimatea, nobile Consigliere che aspettava anche lui il regno di Dio. Fattosi coraggio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che già fosse morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da molto tempo. Informato dal centurione, donò il cadavere a Giuseppe.
Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù, lo avvolse nel lenzuolo e lo depose nel sepolcro che era scavato nella roccia; poi fece rotolare una pietra sull’entrata del sepolcro. Intanto Maria Maddalena e Maria madre di Iose stavano a osservare dove veniva deposto. Trascorso il sabato, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome comprarono aromi per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via la pietra dall’entrata del sepolcro?» Ma, guardando in su, videro che la pietra era stata rotolata via, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, rivestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto.» Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro piene di timore e spavento, e non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.

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«Amiche care, andiamo…»
(Dai Kontakia di San Romano il Melode)

Giunte alla tua tomba, le donne,
non trovando il tuo corpo immacolato,
scoppiarono in un pianto di dolore e dissero:
«Forse è stato rubato Colui a cui
l’Emorroissa carpì la guarigione?
È forse risorto Colui che prima della passione
predisse la sua risurrezione?

Veramente è risorto Cristo
che agli uomini caduti offre risurrezione».

All’alba, come ricercando il giorno,
s’affrettarono verso il Sole che è prima del sole,
tramontato nel sepolcro,
le donne che portavano unguenti,
dicendo l’una all’altra:
«Amiche care, andiamo a ungere di aromi
il corpo datore della vita che è sepolto,
la carne che solleva Adamo dopo la caduta
e ora giace nella tomba;
presto, affrettiamoci come i Magi
e adoriamolo, e come doni portiamo
profumi a Colui che non in fasce
ma in un lenzuolo è stato avvolto.
E piangendo gridiamo: – O nostro Sovrano, ridéstati,
Tu che agli uomini caduti offri risurrezione! – ».
(Tratto, con pochi emendamenti, da: Romano il Melode, Kontakia/2, Città Nuova)

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Vita di San Macario di Corinto

San Macario nacque a Corinto nel 1731, da pii genitori della famosa famiglia Notaras di Costantinopoli, e ricevette al Battesimo il nome di Michele. Il suo maestro a Cefalonia si chiamava Eustazio. Il giovane Michele era molto zelante per la vita solitaria, così lasciò in segreto la casa dei suoi genitori e andò al Monastero della Grande Grotta nel Peloponneso da cui suo padre lo fece tornare con la forza. Tornato a casa, si dedicò principalmente allo studio delle Divine Scritture e di scritti spirituali.
Poiché a Corinto mancava da tempo un insegnante, Michele insegnò ai giovani per sei anni gratuitamente. Eccelleva come insegnante e i corinzi lo amavano per il suo stile di vita esemplare. Nel 1764, alla morte dell’Arcivescovo Partenio di Corinto, il popolo riconobbe la sua santità e lo elesse suo successore. Michele fu ordinato sacerdote, divenendo anche monaco con il nome di Macario. Quindi fu consacrato arcivescovo di Corinto da Patriarca Samuele a Costantinopoli. San Macario iniziò a predicare al popolo. Si sforzò di liberare la Chiesa dalla corruzione e dai sacerdoti inesperti . Stabilì un piano di preparazione dei candidati al sacerdozio, che erano inviati ai monasteri per l’istruzione e la formazione in modo che tutti i sacerdoti fossero adeguatamente preparati.
Quando iniziò la guerra russo-turca nel 1768, l’arcivescovo Macario fu costretto a fuggire a Zante con la sua famiglia, e da lì a Hydra, dove visse in un monastero. Quando le cose si sistemarono, il Santo Sinodo di Costantinopoli scelse un nuovo arcivescovo di Corinto, per ragioni più che altro politiche. In ogni caso, il Santo mantenne il suo rango e gli fu permesso di officiare senza ostacoli ovunque volesse.
Si recò in seguito a Chio, e da lì al Monte Athos, dove entrò in contatto con il movimento dei kollivades e con San Nicodemo l’Aghiorita. Trovando però deludente la situazione del Santo Monte, San Macario partì nuovamente per Chio e poi per Patmos. Qui cercò di rimanere permanentemente, e per questo vi fondo nel 1782 un Eremo dedicato a Tutti i Santi e vi trascorse i successivi dieci anni. Lì incontrò Nifone di Chio, Gregorio di Nisyros e Atanasio d’Armenia. Nel suo isolamento, Macario praticò la preghiera del cuore e scrisse una biografia di San Cristodulo. Trovando opere dei Padri della Chiesa nella biblioteca del monastero , Macario selezionò da esse materiale per la Filocalia che, in seguito, diede a San Nicodemo l’Athonita .
Nel 1793 San Macario lasciò Patmos per Corinto per sistemare gli affari di suo padre che era morto. Qui divise il patrimonio tra i suoi fratelli, compresa la sua parte, e poi bruciò tutte le cambiali del padre, rimettendo così tutti i debiti che erano stati contratti con la sua famiglia.
Risolte le questioni familiari, egli fece ritorno nel suo eremo a Chio, e vi rimase per il resto della sua vita, impegnandosi nella lotta ascetica, praticando la preghiera del cuore, scrivendo libri, confessando e consigliando i fedeli, istruendoli nella fede, ispirandoli alla virtù, e aiutando chi era nel bisogno.
San Macario si addormentò nel Signore il 17 aprile 1805. Il suo corpo fu sepolto nel cortile della chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

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Fedeli alla Verità
Omelia sulla III Domenica di Pasqua (Domenica delle Mirofore) del Metropolita Filarete di New York, di santa memoria

Oggi, come sapete, la Santa Chiesa Ortodossa glorifica le sante donne mirofore, motivo per cui proprio questa domenica è chiamata la “Domenica delle Mirofore”.

Già ieri abbiamo parlato di come le Mirofore fossero, in sostanza, le prime annunciatrici della risurrezione di Cristo e, in un certo senso, come disse un santo Ierarca russo, apostole degli stessi apostoli.

Ecco qualcosa di caratteristico: leggendo il Vangelo, la nostra attenzione non può che essere attratta dalla seguente circostanza. Quando gli stessi Apostoli vedono il Maestro risorto, non sono subito presi da una piena fede; e quando gli altri dicono loro che il loro Maestro è risorto, non riescono a credere come dovrebbero. Il santo evangelista Marco ricorda addirittura che, una volta che il Signore apparve loro, cominciò addirittura a rimproverarli,e proprio per la loro incredulità e durezza di cuore, per aver sentito parlare della sua Risurrezione ma non essere stati capaci di credere a quanti avevano parlato loro di essa.

Ma se gli Apostoli non furono capaci di credere al miracolo della Resurrezione, le Mirofore riconobbero subito Colui che era apparso loro. Erano eccitate, e corsero con entusiasmo, sebbene anche con timore dalla Tomba del Signore. Inizialmente avevano paura di dirlo a qualcuno, visto quanto fosse insolito e strano era quello che avevano sentito dall’Angelo. Ma mentre fuggivano, apparve loro colui che avevano voluto ungere con il myron profumato. Apparve e disse loro solo una parola: «Rallegratevi!» Le fedeli Mirofore riconobbero immediatamente che era il Salvatore che appariva loro e Lo adorarono con gioia. Perché tanta gioia? Il beatissimo metropolita Anthonij ha sottolineato quanto significhi per un uomo la fedeltà alla verità e l’infedeltà ad essa. La fedeltà costante e ferma in tutto è l’opposto della viltà dell’infedeltà. Tale era il caso qui, disse Vladyka Anthonij. Gli Apostoli, invece di seguire il loro Maestro quando Egli (per parlare in termini moderni) fu arrestato, fuggirono in varie direzioni. Quando il Signore andò a risuscitare Lazzaro, l’apostolo Tommaso disse: Andiamo a morire con lui (Gv 11,16). Ciò non incontrò una sola obiezione da parte degli Apostoli. Ciò significa che erano d’accordo con l’apostolo Tommaso. E anche nel giardino del Getsemani si scoprì che erano spaventati e fuggirono. Solo l’Apostolo diletto, l’Apostolo Giovanni, riuscì a resistere a questa paura e non si separò dal Maestro fino al Golgota, dove rimase con la santissima Madre del Salvatore, ma gli altri Apostoli erano fuggiti – e queste sono quell’infedeltà e pusillanimità, che gettano un’ombra sui loro occhi, notate da Vladyka Anthonij. Ma le fedeli Mirofore andarono con Lui sul Golgota e si fermarono proprio sotto la Croce, addolorate e allo stesso tempo cercando in qualche modo di alleviare con il loro amore e la loro compassione il dolore terribile e sovrumano della Beatissima Vergine Maria. Non Lo abbandonarono. Sappiamo dal Vangelo come fu sepolto, e le Mirofore videro dov’era stato deposto. Gli Apostoli non c’erano: erano fuggiti. Le Mirofore, invece, gli sono rimaste fedeli fino alla fine e quindi, come dice Vladyka Anthonij, la loro coscienza e la loro intuizione spirituale interiore rimasero luminose e pure, e per questo esse poterono subito riconoscere Colui che era apparso loro, adorandolo senza alcuna esitazione come loro amato Maestro e Vincitore della morte.

Immaginate solo ciò che subì la santa Mirofora Maria Maddalena mentre piangeva inconsolabilmente presso la tomba di Colui che l’aveva liberata una volta dagli spiriti impuri ostili, scacciando da lei sette demoni. Dopo che ciò fu compiuto, divenne una seguace costante del suo amato Maestro. Eccola che piange inconsolabilmente sulla sua tomba, e all’improvviso sente da Qualcuno quella stessa voce che dice «Maria» – quella voce cara e indimenticabile, che una volta aveva scacciato da lei sette demoni. Se il cuore di Maria non scoppiò di gioia, fu solo perché la Sorgente stessa della Vita, proprio Cristo, aveva parlato con lei. Che transizione, dal dolore inconsolabile alla gioia estatica! Ricordiamo dunque cosa significano fedeltà e devozione, e cosa significa una coscienza pulita. Le sante donne facevano di tutto per mostrare attenzione al loro Maestro. Non temendo pericoli vanno al Golgota, Lo accompagnano, stanno presso la Croce sul Golgota, guardano, guardando con riverenza come è sepolto il loro Maestro, e per questo hanno la gioia di vederlo nella gloria, risorto dai morti, prima degli apostoli. Ricordate quanto è importante essere fedeli a Dio. La fedeltà e la devozione a Lui illuminano la coscienza e la mente umana. Al contrario, quando un uomo commette, uno dopo l’altro, atti di infedeltà e tradimento al Signore e alla verità, la sua anima si indurisce, la sua coscienza si ingrossa e si oscura, e diventa difficile per lui riconoscere la verità, diviene difficile venerarla. Tutti dovrebbero ricordarlo, e pregare sempre che il Signore ci insegni ad essergli fedeli sempre e in tutto, così come gli furono fedeli le sante e gloriose Mirofore. La loro fedeltà le ha portate fino alla fine, ed esse hanno ricevuto la gioia indicibile di vedere risorto il loro Maestro e di adorarlo subito. L’esempio della loro fedeltà e del loro amore dovrebbe essere esempio edificante per ogni anima cristiana; un esempio che, una volta seguito, dimostrerà la propria fedeltà al Signore fino alla fine e darà la gioia di contemplarlo. Amen.

 

ALCUNI LINK:
Orthodoxia – L’Ortodossia in rete, portale cristiano ortodosso: https://www.orthodoxia.it
Il canale YouTube di Orthodoxia: https://www.youtube.com/channel/UCaMSx0dkfjUGCiOA5emABqg
(su questo canale viene trasmessa in streaming la Divina Liturgia della Parrocchia di San Nettario a Pistoia)

Anastasis – blog di resistenza cristiana: https://anastasis.orthodoxia.it

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https://paroledivita.orthodoxia.it

«Parole di Vita» n. 2

10 / 23 Aprile 2023 – Seconda Domenica di Pasqua
Domenica di Tommaso

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I Santi di questo giorno:
Martiri Terenzio, Pompeo, Africano, Massimo, Zenone, Alessandro , Teodoro e altri 33, decapitati a Cartagine (250).
Nuovo Ieromartire Gregorio V, patriarca di Costantinopoli (1821)
Santa profetessa Ulda ( VII sec. a.C. )
San Milziade, papa di Roma (314).

IN QUESTO NUMERO:

Letture liturgiche della Seconda Domenica di Pasqua
Vita dei Santi martiri Terenzio e altri compagni (III secolo)
Una omelia per questa domenica, del p. James Thornton

Col sepolcro sigillato, o vita, sei risorto dalla tomba, o Cristo Dio, e a porte chiuse ti sei presentato ai discepoli, o risurrezione di tutti, per rinnovare in noi, per mezzo loro, uno spirito retto, secondo la tua grande misericordia.
(Apolytikion di questa Domenica)


LETTURE LITURGICHE

Al Mattutino: Evangelo aurorale primo (Mt 28, 16,20)

Apostolos
Lettura dagli Atti degli apostoli (Atti 5, 12-20)
In quei giorni per mano degli apostoli avvenivano molti segni e prodigi in mezzo al popolo. Tutti stavano insieme uniti e concordi nel portico di Salomone. Nessuno degli altri osava unirsi a loro, ma il popolo li magnificava. Sempre più si aggiungevano credenti nel Signore: una moltitudine di uomini e di donne, tanto che i malati venivano portati nelle piazze e posti su lettini e barelle perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra ombreggiasse qualcuno di loro; ciascuno infatti veniva liberato da ogni malattia che avesse. La folla veniva insieme anche dalle città vicino a Gerusalemme, portando malati e tormentati da spiriti impuri, e tutti venivano sanati. Si alzò allora il sommo sacerdote e con lui tutti quelli della setta dei sadducei, pieni di gelosia; misero le mani addosso agli apostoli e li chiusero nel carcere pubblico. Ma un angelo del Signore di notte aprì le porte della prigione e li condusse fuori dicendo: «Andate, state nel tempio, e dite al popolo tutte le parole di questa vita.»

Evangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (20, 19-31)
La sera di quello stesso giorno, il primo giorno della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!» Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli si rallegrarono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha inviato me, anch’io mando voi». Dopo aver detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi abbiate rimesso i peccati, sono stati rimessi; e a chi li riteniate, sono stati ritenuti.» Tommaso, uno dei dodici, detto Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, non crederò.» Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo dentro insieme a Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente.» Rispose Tommaso e gli disse: «Mio Signore e mio Dio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto hai creduto? Beati quelli che non hanno visto ma hanno creduto.» Molti altri segni fece Gesù davanti ai suoi discepoli, che non sono scritti in questo libro. Questi sono scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo abbiate la vita nel suo nome.


VITE DEI SANTI

Santi martiri Terenzio e altri compagni (III secolo)

Il Santo Martire Terenzio e i suoi compagni soffrirono il martirio sotto l’imperatore Decio (249-251).
L’imperatore aveva promulgato un editto che imponeva a tutti i sudditi di offrire sacrifici agli idoli pagani. Quando il governatore dell’Africa Fortuniano ricevette questo editto, radunò il popolo in piazza, predispose gli strumenti di tortura e dichiarò che tutti, senza eccezione dovevano sacrificare agli idoli. Molti, per paura della tortura, accettarono. Tuttavia, san Terenzio e altri 40 cristiani coraggiosamente affermarono la loro fede nel Salvatore e ridicolizzarono gli idoli. Fortuniano si meravigliava della loro audacia e chiese come persone razionali potessero confessare quel Dio, che gli ebrei avevano crocifisso come un criminale. San Terenzio rispose che la loro fede era nel Salvatore che si era offerto volontariamente alla morte in croce ed era risorto il terzo giorno. Fortuniano vide che Terenzio costituiva per gli altri un esempio, quindi ordinò che fosse isolato in carcere con i suoi tre più stretti compagni Africano, Massimo e Pompeo. Fortuniano era determinato a far cedere il resto dei martiri, tra cui Zeno, Alessandro e Teodoro. Né le minacce né le torture terribili riuscirono però a spaventare i martiri. Li bruciarono con un ferro caldo, versarono aceto sulle ferite e li colpirono con artigli di ferro. Nonostante la loro sofferenza, i santi non persero la loro confessione di fede in Cristo, e il Signore dette loro forza. Fortuniano ordinò di condurre i martiri nel tempio pagano, e una volta là li esortò a offrire il sacrificio agli idoli. I coraggiosi soldati di Cristo gridarono: «O Dio onnipotente, che una volta hai fatto scendere il fuoco su Sodoma per la sua iniquità, distruggi questo tempio empio di idolatria». Gli idoli caddero con uno schianto, e il tempio crollò. Il governatore furioso diede l’ordine di esecuzione, e i martiri, glorificando Dio, chinarono il collo sotto la spada del boia. Dopo l’esecuzione dei 36 martiri, Fortuniano convocò Terenzio, Massimo, Africano e Pompeo davanti a lui. Mostrò loro i corpi dei martiri e di nuovo li esortò a offrire il sacrificio agli idoli. I martiri, di nuovo, si rifiutarono. Il governatore fece quindi mettere delle pesanti catene su di loro, e dette l’ordine di lasciarli morire di fame. Di notte, però, un angelo del Signore rimosse le catene dei martiri e li nutrì. Al mattino, le guardie trovarono i santi allegri e forti. Fortuniano allora chiamò degli stregoni e dei maghi per introdurre tutti i tipi di serpenti e creature velenose nel carcere. Le guardie guardavano nella cella attraverso un’apertura nel soffitto e videro i martiri sani e salvi, in preghiera, mentre i serpenti strisciavano ai loro piedi. Quando i maghi aprirono la porta della cella, i serpenti li assalirono. Il furioso Fortuniano diede quindi ordine di decapitare i santi martiri. I cristiani presero i loro corpi santi e li seppellirono con riverenza al di fuori della città.


OMELIA

Sempre più si aggiungevano credenti
Omelia sugli Atti degli Apostoli (5,12-20), II domenica di Pasqua: domenica di San Tommaso
di padre James Thornton

Il libro degli Atti degli Apostoli, inestimabile testimonianza storica della Chiesa Apostolica dal tempo della Risurrezione di Cristo all’attività missionaria di san Paolo a Roma, fu scritto dal medico San Luca, un gentile, e quasi certamente greco convertito al cristianesimo. Il libro può essere visto come una continuazione della narrazione del Vangelo secondo San Luca, che ne estende la narrazione al primo periodo dei tempi apostolici.
I brani scelti per la domenica di san Tommaso, dal capitolo quinto degli Atti, ripercorrono la grande esplosione dell’attività missionaria avvenuta a Gerusalemme e dintorni in questi primi anni dell’era cristiana. Questi versetti riferiscono: che «per mano degli Apostoli furono operati molti segni e prodigi in mezzo al popolo»; che mentre alcuni temevano di unirsi agli Apostoli, poiché questi uomini erano abbastanza audaci da eccitare la furia delle autorità religiose locali, il popolo, tuttavia, li “magnificava”; che grandi folle di malati venivano portate dal popolo e deposte su giacigli per strada affinché l’ombra di San Pietro potesse essere proiettata su di loro e quindi guarirli; e che tutti i malati e tutti coloro che erano turbati da spiriti impuri «erano tutti guariti».
Uno di questi versetti afferma anche che grandi moltitudini di uomini e donne furono ispirati dalle attività gradite a Dio degli Apostoli ad unirsi alla comunità cristiana: «E sempre più credenti si aggiungevano al Signore». In altre parole, un numero sempre maggiore di persone si unì alla Chiesa appena fondata. La Chiesa si stava espandendo in termini di membri e lo faceva rapidamente
Quando quell’espansione giunse all’attenzione dei rappresentanti dell’antica religione, la loro rabbia e il loro allarme si accesero, e così gli Apostoli furono presi e gettati in prigione. Ma il Signore mandò un Angelo che aprì miracolosamente le porte chiuse della prigione e comandò agli Apostoli: «Andate, alzatevi e pronunciate nel tempio al popolo tutte le parole di questa vita». L’Angelo del Signore ordinò a questi capi della comunità cristiana di entrare nel tempio e predicare senza paura al popolo il messaggio salvifico di Cristo Gesù.

Ora vi prego di notare che il tema principale di questa lettura è la diffusione sorprendentemente rapida del messaggio evangelico e la rapida crescita della Chiesa. Cristo stesso aveva dato il comando: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni» sono le parole citate da san Matteo e «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» sono quelle di san Marco. Il significato dei due è identico. Il punto è che il messaggio di Cristo della salvezza eterna, cioè il Vangelo di Cristo o «Buona Novella», è destinato a tutti i popoli del mondo; per tutti, non solo per alcune particolari nazioni, o popoli, o gruppi linguistici; per tutti, non solo per gli ebrei, o per i greci, o per gli slavi, o per i latini, o per gli anglosassoni, o per i tedeschi; ma per tutti!

Peraltro, questo messaggio salvifico ha sofferto nel corso dei decenni e dei secoli per mano di settari di vario genere, che hanno aggiunto agli insegnamenti di Cristo o ne hanno cancellato alcuni elementi cruciali. Tuttavia, il Vangelo di Cristo, secondo il vero intento delle stesse parole di Cristo, deve essere predicato a tutti gli uomini del mondo nella sua completezza originaria, nel suo contesto originario, cioè nella sua pienezza. Quel cristianesimo completo, autentico e puro si trova solo nell’Ortodossia.

Immaginare che l’ortodossia sia una varietà di cristianesimo destinata ai greci e agli slavi, il cattolicesimo romano la varietà destinata ai latini, l’anglicanesimo la varietà destinata agli inglesi, il luteranesimo la varietà destinata ai tedeschi e il calvinismo la varietà destinata agli svizzeri e agli scozzesi , è un grave errore, un’eresia, in realtà. Immaginare ciò equivale a immaginare che il Vangelo di Cristo possa mantenere la sua integrità mentre subisce un processo di radicale mutazione interiore mentre passa da una cultura all’altra. Non lo fa e non potrebbe farlo. Sarebbe impossibile. San Paolo scrive che Gesù Cristo è «lo stesso ieri, oggi e sempre», e quindi, poiché le dottrine di tutti questi numerosi gruppi religiosi differiscono immensamente nei loro elementi essenziali, il Vangelo di Cristo può esistere nella sua pienezza solo in uno di essi. Sappiamo che quella è l’Ortodossia, non solo perché è la più antica delle Chiese cristiane, come è dimostrabile, ma, molto più significativamente, perché la sua testimonianza, verificata nella vita di migliaia di Santi, anche Santi del nostro tempo come San Giovanni di San Francisco, testimonia la sua perfetta conformità alla pienezza del Vangelo. Nessun altro corpo religioso ha prodotto uomini come questi. Nessuno! Mai!

La mia ragione per menzionare tutto questo non è né per stimolare alcun falso orgoglio né per giudicare la sincerità dei nostri amici e vicini non ortodossi. Dio non voglia! Se desideriamo provare un senso di soddisfatto compiacimento a causa della nostra appartenenza alla Chiesa ortodossa, proviamo questa sensazione quando, e solo quando, inizieremo con successo a emulare i grandi santi che incarnano l’Ortodossia come uno stile di vita, non solo come una raccolta di belle parole. Tuttavia, se dovessimo davvero emulare questi santi, la nostra umiltà bandirebbe qualsiasi compiacimento.

La mia ragione per menzionare tutto questo non è per orgoglio o per spirito di giudizio, ma piuttosto per sottolineare un messaggio critico nella lettura dell’Epistola di oggi. Cristo ha comandato ai Suoi seguaci di predicare il Suo Vangelo nella sua pienezza, nella pienezza dell’Ortodossia, a tutti i popoli del mondo. Quel comando non si applicava semplicemente agli Apostoli o ai membri della Chiesa primitiva. Quel comando è destinato a tutti noi. Essere un cristiano ortodosso, essere parte della Chiesa ortodossa, ci pone sotto questo serio obbligo. Tutti noi siamo tenuti a portare il Vangelo di Cristo ad altri uomini e donne. Ma, potreste chiedere, come farlo?

Il versetto tredici della lettura di oggi riferisce che il popolo «magnificava» gli apostoli di Cristo. Ciò significa che la gente pensava e parlava molto bene degli Apostoli, celebrava la presenza di questi uomini tra di loro, ed era attratta da loro per lo splendore spirituale che da loro risplendeva, lo stesso splendore spirituale, devo notare, che risplendeva da San Giovanni di Kronstadt e San Giovanni di San Francisco durante la loro vita terrena e che attirava persone perspicaci, che desideravano avvicinarsi a questi due uomini e a uomini come loro. Se potessimo ordinare la nostra vita in modo da essere più simili ai Santi Apostoli e più simili ai due San Giovanni, allora le persone spiritualmente percettive si avvicinerebbero a noi e desidererebbero scoprire i mezzi con cui abbiamo raggiunto una tale misura di radiosità spirituale. Pertanto, siamo tenuti a sforzarci di rimodellare la nostra vita secondo il Vangelo di Cristo e questo, di per sé, costituirà una forma di predicazione agli altri: predicazione con l’esempio.

Successivamente, suggerisco di pensare nelle nostre menti, in questo momento, a persone che conosciamo e che non sono membri della Chiesa Ortodossa, ma che potrebbero trarre profitto nella loro vita dal nutrimento spirituale. In una società come la nostra, immersa com’è certamente nel materialismo, nella superficialità, nell’egoismo, nella spaventosa stupidità e nella spaventosa miopia; una società contrassegnata da tutti i tratti distintivi del proverbiale paradiso degli sciocchi; una società che in realtà si vanta del suo “diritto” di uccidere milioni della propria prole innocente. Ecco: in una società come la nostra, ci devono essere milioni di persone che cercano qualcosa di più nobilitante, che cercano qualcosa che elevi i loro cuori, che cercano qualcosa per placare la loro sete spirituale e colmare il vuoto nelle loro anime, che desiderano risposte a domande secolari come il peccato, il dolore, e la morte. La nobilitazione, l’innalzamento, l’estinzione, l’appagamento e le risposte si trovano tutte nel cristianesimo ortodosso tradizionale, eppure, per ragioni del tutto infondate, la nostra inclinazione è quella di nascondere la nostra Chiesa come se fosse una specie di club esclusivo.

Gli schermi televisivi sono pieni di ciarlatani di vario genere che sfruttano tali desideri e quindi si arricchiscono, lasciando i loro seguaci spiritualmente indigenti e affamati, per non dire illusi, come lo erano prima. Il cristianesimo ortodosso può salvare le persone da questi ciarlatani religiosi, se solo faremo come fecero gli Apostoli nella lettura di oggi: «dite al popolo tutte le parole di questa vita».

E così, riguardo a queste persone che desiderano un miglioramento spirituale e che trarrebbero beneficio dall’associazione con la nostra Chiesa, siamo chiamati da Cristo a invitarle a sperimentare la ricchezza e la saggezza di duemila anni di cristianesimo ortodosso e ad iniziare il loro cammino verso la somiglianza a Cristo, che porterà a loro, e a noi, la salvezza eterna. Si dica della Chiesa ortodossa contemporanea, come fu detto della prima Chiesa ortodossa di Gerusalemme tanto tempo fa: «Sempre più si aggiungevano credenti nel Signore: una moltitudine di uomini e di donne.»

ALCUNI LINK:
Orthodoxia – L’Ortodossia in rete, portale cristiano ortodosso: https://www.orthodoxia.it
Il canale YouTube di Orthodoxia: https://www.youtube.com/channel/UCaMSx0dkfjUGCiOA5emABqg
(su questo canale viene trasmessa in streaming la Divina Liturgia della Parrocchia di San Nettario a Pistoia)

Anastasis – blog di resistenza cristiana: https://anastasis.orthodoxia.it

«Parole di Vita» n. 1

3/ 16 Aprile 2023 – La radiosa Resurrezione del Nostro Signore, Salvatore e Dio Gesù Cristo

Versione pdf A5: 001|paroledivita
Versione pdf A4: 001|paroledivita-A4

In questo numero:

«Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati» dice San Paolo (1 Cor 15, 17)
Ci sembrava giusto dare inizio alla nostra nuova Newsletter nella più importante delle Solennità liturgiche, perché ogni Pasqua è un nuovo inizio che fa «nuove tutte le cose» (Ap 21, 5).

Cristo è risorto!
È veramente risorto!

Hristos a inviat!
Adevărat a înviat!

Χριστὸς ἀνέστη!
Ἀληθῶς ἀνέστη!

Хрїсто́съ воскре́се!
Вои́стинꙋ воскре́се!

La Santa Notte

«O notte più chiara del giorno!
O notte più luminosa del sole!

O notte più bianca della neve,
più illuminante delle nostre fiaccole,
più soave del Paradiso.

O notte che non conosce tenebre;
tu allontani il sonno,
e ci fai vegliare con gli Angeli.

O notte, terrore dei demoni,
notte pasquale, attesa per un’anno!

Notte nuziale della Chiesa
che dai la vita ai nuovi battezzati
e rendi innocuo il demonio intorpidito.

Notte in cui l’Erede introduce
gli eredi nell’eternità.»
(Asterio di Amasea)

Letture liturgiche

Lettura dell’Anastasis
secondo Matteo (28, 1-10)
Passato il sabato, mentre albeggiava il primo giorno della settimana, venne Maria Maddalena e l’altra Maria per vedere il sepolcro. Ed ecco che ci fu un grande terremoto e un angelo del Signore scese dal cielo, si accostò, rotolò la pietra dall’ingresso e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e furono come morti. L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Non abbiate paura, voi! Vedo che cercate Gesù il crocefisso. Non è qui. E’ risorto, come ha detto; venite a vedere il luogo dove era deposto il Signore. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risuscitato dai morti e ora vi precede in Galilea, là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Uscite in fretta dal sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Rallegratevi!” Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete, andate ad annunziare ai miei fratelli che partano per la Galilea e là mi vedranno”.

Letture della Divina Liturgia

Dagli Atti degli apostoli (1, 1-8)
Il primo discorso l’abbiamo fatto, o Teòfilo, su tutto ciò che Gesù cominciò a fare e insegnare fino al giorno in cui fu inalzato in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. A essi si era mostrato vivo dopo la sua passione, con molte prove convincenti: per quaranta giorni era apparso loro parlando del regno di Dio. Seduti insieme a mensa, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di aspettare la promessa del Padre che – disse – “avete udito da me: Giovanni battezzò nell’acqua, ma voi fra non molti giorni sarete battezzati nello Spirito Santo”. Essi dunque si riunirono e lo interrogavano dicendo: “Signore, in questo tempo ristabilirai il regno per Israele?” Rispose loro: “Non è cosa vostra conoscere tempi o momenti che il Padre ha posto nel proprio potere. Ma riceverete la forza del Santo Spirito che sta per venire su voi, e sarete miei testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”.

secondo Giovanni (1, 1-17)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e Dio era il Verbo. Egli era in principio presso Dio: tutto fu fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente fu fatto di ciò che è stato fatto. In lui era vita, e la vita era la luce degli uomini; e la luce nelle tenebre splende, e le tenebre non l’afferrarono. Ci fu un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma per rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, e il mondo non lo riconobbe. Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e ha gridato dicendo: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè; la grazia, e la verità, è stata fatta per mezzo di Gesù Cristo.

 

MESSAGGIO PASQUALE 2023

“Tu che sei risorto dai morti, fa’ risorgere noi caduti per il peccato”
(Stichirà anastasima Tono IV)
Cari Padri e Fratelli nel Signore,
Il nostro SALVATORE e Medico, il nostro Signore Gesù Cristo, nella Sua immensa bontà e misericordia, è venuto a stare “con noi”, ha sofferto una passione tremenda, l’obbrobrio delle ingiurie e della croce, la morte e la sepoltura, per sconfiggere il nostro nemico, il diavolo, per uccidere la morte e per donarci, con la Sua Resurrezione salvifica per il mondo intero, la libertà, la vita e la Resurrezione.
Il Verbo di Dio è venuto sulla terra e si è incarnato, cioè ha assunto la nostra natura umana senza il peccato, la nostra debolezza, la nostra povertà e la nostra spregevolezza, unendosi a lei in modo ipostatico. E così, Egli l’ha divinizzata, senza liberarsi delle sue particolarità distintive, che conservò immutate ed inalterate dopo questa unione divina. Con tutta la Sua opera redentrice e specialmente con la Sua Resurrezione dai morti al terzo giorno, ha ormai spalancato le porte del Cielo, affinché niente vi impedisca la nostra elevazione e la nostra entrata.
Il Teantropo nostro Signore ci apre i Cieli che Adamo aveva chiuso alla nostra stirpe con la sua disubbidienza. Il solo Amico dell’uomo è sceso nell’Ade prendendo con sé il Progenitore e i Giusti che erano tenuti prigionieri ingiustamente, ed aspetta tutti noi nel Suo Regno eterno!

* * *

Il Cristo Risorto, il nostro vero Dio, ci ha rigenerati “dall’acqua e dallo Spirito” (Gv 3, 5), ci ha dato la promessa dei beni futuri, ci fa dono di beni infiniti nella Sua santa Chiesa e soprattutto ci offre la cena spirituale della Divina Liturgia, per renderci incorruttibili e per trarci fuori dalle tombe dolorosissime del peccato.
Ma come al tempo della Sua Presenza sulla terra, la folla di gente che ascoltava le Sue parole divine e vedeva i Suoi miracoli stupefacenti rimaneva incredula, per colpa dell’accecamento dei loro sensi, così a tutte le epoche, come anche alla nostra, la maggior parte della gente non crede, benché veda e senta il Signore Risorto per mezzo della sua Chiesa, delle sue Sacre Scritture e dei miracoli dei suoi Santi Taumaturgi.
Tuttavia il problema non riguarda soltanto gli increduli e i falsi credenti. Riguarda anche noi credenti quando subiamo una qualche sconfitta e quando per pigrizia e indolenza spirituale ci sentiamo prigionieri del diavolo nostro nemico per la malizia del peccato.
Sant’Isacco il Siro ci esorta in quei casi a ricordarci quali sforzi un tempo avevamo impiegati, quale lotte avevamo fatto e quale zelo avevamo mostrato per liberarci dalla cattività spirituale. Ed inoltre ci esorta a ricordarci dei nostri gemiti di penitenza per scacciare la negligenza e far ritornare la consolazione divina. In questo modo, viene veramente il risveglio, si accende la fiamma dello zelo divino e sorge la speranza. E allora, l’anima risuscita dai morti e ritorna allo stato e alle buone abitudine precedenti (cf. Discorso II). Ecco l’esperienza della Resurrezione nella nostra umile vita!
E San Simeone il Nuovo Teologo proclama che per questo Dio è diventato uomo ed è stato crocefisso, è morto ed è risuscitato: per donarci la resurrezione dell’anima già da questa vita. Allora la nostra mente tutta dispersa si corregge e si raccoglie in preghiera e nella meditazione delle parole divine. Allora viene guarita ed acquista la conoscenza e la coscienza di sé stessa e di Dio (cf. Capitoli Alfabetici, XII).

* * *

Fratelli e Padri nel Signore Risorto,
Cristo è risorto anche per noi, per i fedeli di oggi, che siamo stati battezzati ortodossi e confessiamo la Sua Verità apertamente. E anche noi, quando infrangiamo qualche suo Comandamento salvifico, possiamo avere la convinzione incrollabile che non mancheremo di ottenere “la guarigione dell’anima”! E per quelli di noi che sono negligenti e rimangono indietro, il Signore è risorto per attrarci e per spingerci verso la sua santità!
Chi ha digiunato con gioia, ma anche chi ha digiunato manchevolmente, tutti pentiamoci a sufficienza per presentarci con fede alla Divina Comunione del Suo Corpo e del Suo Sangue preziosi, per riempirci di fragranza spirituale. Che quelli tra di noi che hanno conservato il loro corpo puro dalla sozzura di qualsiasi peccato carnale, rafforzati ovviamente dalla Grazia Divina, si presentino alla Cena dell’Immortalità, non per la loro giustizia, ma per la bontà del nostro purissimo Sposo, il Cristo. Riceviamo la guarigione dell’anima e del corpo e partecipiamo con allegrezza alla dolcezza Divina: “Questo è il giorno che ha fatto il Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso”!
Mostriamoci veri adoratori della Santissima Trinità sulla terra, vivendo con pace e serenità, per adorare il nostro Dio tre volte Santo nei secoli dei secoli, amen!

Cristo è Risorto! È veramente Risorto!

L’Arcivescovo
† Kallinikos di Atene con i Membri del Santo Sinodo