Parole di Vita n. 41

15 / 28 Gennaio 2024
XXXIV Domenica dopo pentecoste
Dodicesima di Luca
San Paolo di Tebe

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In questo numero:
– Letture Liturgiche
– La guarigione dei dieci lebbrosi. Dal Commento al Vangelo di San Luca
dal Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ocrida e Bulgaria

Apolytikion della Domenica
(tono primo)
Sigillata la pietra dai giudei, * mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato, * sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, * donando la vita al mondo. * Per questo le schiere celesti gridavano a te, * datore di vita: * Gloria alla tua resurrezione, o Cristo, * gloria la tuo Regno, * gloria alla tua economia, * o solo amico degli uomini.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO

Evangelo aurorale primo (Matteo 28, 16-20)

ALLA LITURGIA

Apostolo
Lettura dell’epistola di Paolo ai Colossesi (3, 4-11)

Fratelli, quando Cristo, la nostra vita, apparirà, allora anche voi apparirete con lui nella gloria. Fate dunque morire ciò che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passione, desideri sfrenati e quell’avidità di guadagno che è idolatria; a motivo di questi vizi piomba l’ira di Dio sui figli della disobbedienza. Anche voi un tempo li praticaste, quando di loro vivevate. Ora però bandite anche voi tutte queste cose: collera, escandescenze, cattiveria, maldicenza, ingiurie che escono dalla vostra bocca. Non mentitevi a vicenda, poiché vi siete spogliati dell’uomo vecchio e del suo modo di agire e vi siete rivestite del nuovo, che si rinnova per una più piena conoscenza, a immagine di colui che lo ha creato: in questa condizione non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo o libero, ma Cristo, tutto e in tutti.

Evangelo
secondo Luca (17, 12-19)

In quel tempo, entrando Gesù in un villaggio, gli vennero incontro dieci uomini, lebbrosi, che si fermarono a distanza e ad alta voce dissero: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!» Appena li vide, disse loro: «Andate a mostratevi ai sacerdoti». E mentre quelli andavano, furono purificati. Uno di loro, appena si vide guarito, tornò indietro glorificando Dio a gran voce e si gettò faccia a terra ai suoi piedi per ringraziarlo. Era un Samaritano. Gesù allora disse: «Non furono purificati in dieci? Gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse a dar gloria a Dio se non questo straniero?» E gli disse: «Alzati e va’: la tua fede ti ha salvato».


La guarigione dei dieci lebbrosi

Dal Commento al Vangelo di San Luca
dal Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ocrida e Bulgaria

Commento alla pericope evangelica della dodicesima Domenica di Luca. (Lc 17, 12-19)

 

11-19. E avvenne che, mentre andava a Gerusalemme, passò in mezzo alla Samaria e alla Galilea. Entrato in un villaggio, gli vennero incontro dieci uomini, lebbrosi, che si fermarono a distanza e ad alta voce dissero: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!» Appena li vide, disse loro: «Andate a mostratevi ai sacerdoti». E mentre quelli andavano, furono purificati. Uno di loro, appena si vide guarito, tornò indietro glorificando Dio a gran voce e si gettò faccia a terra ai suoi piedi per ringraziarlo. Era un Samaritano. Gesù allora disse: «Non furono purificati in dieci? Gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse a dar gloria a Dio se non questo straniero?» E gli disse: «Alzati e va’: la tua fede ti ha salvato».

Da ciò si apprende che nulla impedisce a un uomo di vivere in modo gradito a Dio, anche se appartiene a una stirpe disprezzata, purché abbia buona volontà e disposizione. Infatti, ecco, dieci lebbrosi incontrarono Gesù mentre stava per entrare in una certa città. Lo incontrarono fuori città, perché a coloro che erano considerati impuri non era permesso entrare in città. Essi stavano a distanza, come se si vergognassero della loro presunta impurità, e non osavano avvicinarsi, pensando che Gesù li detestasse come facevano gli altri. Alzarono la voce e fecero suppliche. Dal punto di vista fisico erano lontani, ma nella loro supplica erano vicini. Poiché il Signore è vicino a tutti coloro che lo invocano in verità (Sal 144, 19). E non lo supplicavano come a un semplice uomo, ma come a uno più grande di un uomo. Infatti lo chiamavano Maestro, che significa Signore, Protettore e Guardiano, il che non è lontano dal pensarlo come Dio.

Il Signore ordina loro di mostrarsi ai sacerdoti. Inizialmente i sacerdoti esaminavano uomini come questi per determinare se fossero lebbrosi o meno. Perché c’erano alcuni segni dai quali i sacerdoti potevano riconoscere la lebbra incurabile. Ma oltre a ciò, se accadeva che qualcuno che era affetto da lebbra veniva guarito, i sacerdoti lo esaminavano nuovamente per accertarne la guarigione, nel qual caso veniva offerto il dono comandato dalla legge (Lv 14). In questo caso, dal momento che questi uomini erano già lebbrosi confermati, perché avrebbero dovuto mostrarsi ai sacerdoti, a meno che non stessero proprio per essere purificati? Comandando di andare dai sacerdoti indicava loro altro, se non che sarebbero stati guariti. Per questo l’evangelista dice che mentre andavano furono purificati. Dei dieci lebbrosi, i nove israeliti si mostrarono ingrati, mentre fu il samaritano, straniero e maledetto, come abbiamo detto prima, a tornare a esprimere la sua gratitudine. I samaritani erano assiri; perciò nessun gentile si disperi e nessuno discendente da santi antenati si vanti. Questo miracolo significa anche la salvezza comune che è venuta a tutto il genere umano. Infatti i dieci lebbrosi rappresentano tutta la natura umana: era lebbrosa di malvagità, portava con sé la bruttezza del peccato, trascorreva la sua vita fuori della città celeste a causa della sua impurità e si teneva lontana da Dio. Ma proprio questa lontananza da Dio è essa stessa una supplica. Infatti, quando l’Amante degli uomini, che vuole che tutti siano salvi e ricevano beni, vede qualcuno che non partecipa della sua bontà, allora è molto pronto a usare misericordia e a guarire coloro che sono così miseramente afflitti. Ma Egli guarì anche tutta la natura lebbrosa dell’uomo, quando, per amore tutti, prese carne e conobbe la morte. I giudei, benché fossero stati mondati dall’impurità del loro peccato di lebbra, per quanto spettava al Signore, si mostrarono ingrati e non tornarono dalla via della loro vana stoltezza per dare gloria a Dio che li aveva salvati, credendo cioè in Colui che è Dio e che ha sopportato gli estremi della sofferenza. Perché questa è la gloria di Dio: la sua carne e la sua croce. Questi ebrei, quindi, non confessarono il Signore della gloria incarnato e crocifisso. Ma il popolo straniero e maledetto delle genti riconobbe Colui che purifica e lo glorificarono credendo in Lui. Credevano che Dio amasse così tanto l’uomo e fosse così potente da accettare il disonore più profondo per il nostro bene: questo è il Suo amore per l’uomo; e dopo averlo accettato, non ha subito alcun danno alla propria natura: questo è il suo potere.

 

 

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