Parole di Vita n. 73

7 / 20 Ottobre 2024
Diciassettesima Domenica
dopo Pentecoste
Terza Domenica di Luca
Santi Martiri Sergio e Bacco

Versione pdf: 073 paroledivita

In questo numero:
– Letture Liturgiche
– «La resurrezione del figlio della vedova» di Sant’Ambrogio di Milano
– I Santi Sergio e Bacco

Apolytikion della Domenica
Tono ottavo

Sei disceso dall’alto, o pietoso, hai accettato la sepoltura di tre giorni, per liberare noi dalle passioni: vita e risurrezione nostra, Signore, gloria a te.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale sesto (Luca 24, 36-53)

ALLA LITURGIA

Apostolo:
Lettura della seconda epistola di Paolo ai Corinti (6, 16 – 7, 1)

Fratelli, voi siete tempio del Dio vivente, come ha detto Dio: Abiterò e camminerò in mezzo a loro, e sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e mettetevi in disparte, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente. Con tali promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio.

Evangelo della terza domenica di Luca

secondo Luca (7, 11-16)
In quel tempo Gesù andò in una città chiamata Naìm e andavano insieme a lui i suoi discepoli e molta folla. Come si avvicinò alla porta della città, ecco che veniva condotto un morto, figlio unigenito di sua madre, ed essa era vedova. C’era con lei molta gente della città e appena il Signore la vide, si commosse per lei e le disse: “Non piangere!” Si avvicinò, toccò la bara e i portatori si fermarono. Egli disse: “Ragazzo, dico a te: alzati!” Il morto si mise a sedere e cominciò a parlare, e lui lo diede a sua madre. Tutti furono presi dalla paura e glorificavano Dio, dicendo: “Un grande profeta è sorto in mezzo a noi e Dio ha visitato il suo popolo!”


La resurrezione del figlio della vedova

di Sant’Ambrogio di Milano

Questo passo si riferisce all’una e all’altra grazia (di cui abbiamo parlato): esso e ci assicura che la divina misericordia si lascia piegare subito ai gemiti di una madre vedova, soprattutto di una che è fiaccata dalla malattia o dalla morte dell’unico figlio; di una vedova infine del cui merito e gravità sono prova la folla che l’accompagna ai funerali: e ci fa vedere ancor più che una semplice donna in questa vedova, circondata da una gran folla di popolo, che meritò di ottenere con le sue lacrime la risurrezione dell’unico e giovane suo figlio: perché essa è immagine della Santa Chiesa, che, in considerazione delle sue lacrime, ottiene di richiamare dal seno delle pompe funebri o dalla profondità del sepolcro per farlo ritornare a vita un giovane popolo: e le è proibito di piangerlo, perché gli è stata promessa la risurrezione.
Il morto veniva portato nella bara al sepolcro dai quattro elementi materiali, ma aveva la speranza di risorgere, perché veniva portato dentro del legno. Il quale sebbene non ci avesse giovato prima, pure, dopo che l’ebbe toccato Gesù, cominciò a servirci per la vita: al fine di mostrare che la salvezza doveva essere resa al mondo per mezzo del patibolo della croce. Udita la voce di Dio, s’arrestarono dunque quegli spietati portatori del convoglio funebre, che spingevano il corpo umano (verso la dissoluzione) per il corso mortale della natura materiale. E noi non giacciamo forse esanimi quasi su di una bara, cioè sopra uno strumento delle ultime pompe funebri, quando il fuoco di sregolate passioni ci brucia, o la freddezza ci inonda l’anima, o il vigore del nostro spirito s’affievolisce sotto il peso di questo corpo terreno e infingardo, o ancora quando venendo meno la pura luce al nostro spirito, esso nutre l’anima nostra di un’aria pesante e viziata? Ecco i nostri portatori che ci conducono alla tomba.
Ma sebbene gli ultimi doveri resi ai morti abbiano tolta ogni speranza di vita, e i corpi dei defunti giacciano presso alla tomba; tuttavia alla parola di Dio, i cadaveri risorgono subito, ritorna loro la voce, un figlio è reso alla madre, esso è richiamato dalla bara, è strappato al sepolcro. Quale è per te questa bara, se non le cattive abitudini? La tua bara è la perfidia: il tuo sepolcro è la gola. Infatti è scritto: «Sepolcro aperto è la loro gola» (Sal. 5, 10), con la quale si proferiscono parole di morte. Cristo ti libera da questo sepolcro: ti leverà da questa bara, se ascolterai la parola di Dio. E se è un peccato grave che non puoi lavare tu stesso con le lacrime della penitenza, pianga per te la madre Chiesa, la quale interviene in aiuto di ciascuno dei suoi figli come la madre vedova per il suo unico figlio. Poiché ella è piena di compassione e prova un dolore spirituale che le è proprio allorquando vede i suoi figli trascinati a perdizione da vizi mortali.


Vita dei Santi Sergio e Bacco

Di San Nikolaij Velimirovitch

Questi audaci e santi martiri della fede cristiana erano, un tempo, ufficiali della corte imparziale, durante il regno di Massimiano. Questo empio imperatore li apprezzava particolarmente per il loro coraggio, la loro saggezza e la loro lealtà verso la sua persona. Ma quando gli fu detto che i suoi due nobili erano cristiani, il suo favore si trasformò in rabbia. In occasione di una festa pagana, l’imperatore chiese a Sergio e Bacco di offrire insieme il sacrificio agli idoli. Si rifiutarono, pubblicamente, di obbedirgli. Folle di rabbia, ordinò che fossero spogliati delle loro uniformi militari, cinture, anelli e insegne e che fossero vestiti con abiti femminili. Poi vennero fatti passare anelli di ferro attorno al loro collo e vennero fatti sfilare per le strade di Roma, per essere derisi dal popolo. Poi furono mandati all’eparca in Asia, Antioco, per essere torturati.

Ma Antioco aveva raggiunto il suo ufficio con l’assistenza dei santi Sergio e Bacco, che un tempo lo avevano presentato all’imperatore. Li pregò di rinunciare a Cristo, per sfuggire alla tortura e a una morte ignobile. Risposero: “Onore e disonore, vita e morte, sono tutti uguali, fugaci e perituri, per chiunque cerchi il Regno dei Cieli”.

Antioco gettò Sergio in prigione e ordinò che Bacco fosse torturato per primo. I torturatori si alternarono nel picchiarlo senza pietà, finché il suo corpo non fu separato nelle sue parti costituenti. L’anima santa di Bacco si allontanò dal suo corpo frammentato e macchiato di sangue e, nelle mani degli angeli, fu portata al Signore. San Bacco subì il martirio nella città di Barbalissos in Siria.

In seguito i carnefici trascinarono fuori San Sergio e lo costrinsero a camminare su zoccoli di ferro in cui erano stati conficcati chiodi affilati. In questo modo camminò fino alla città di Resafa in Siria, dove gli tagliarono la testa. La sua anima, tuttavia, andò in Cielo, dove, insieme al suo amico Bacco, ricevette la corona della gloria eterna da Cristo, il Re e Signore.

Entrambi questi atleti insigni per la fede furono martirizzati intorno all’anno 303.

(dal Prologo di Ochrid, 7 Ottobre)

 

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