24 Aprile / 7 Maggio 2023 Quarta Domenica di Pasqua
Domenica del paralitico
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I Santi di questo giorno:
Sant’Elisabetta la Taumaturga di Costantinopoli (540). Santo Martire Saba lo Stratilate, il Goto, e 70 soldati con lui (272). Santi Martiri Pasicrate e Valentine (228). San Senofonte, fondatore del monastero di San Giorgio (Xenofontos) sul Monte Athos (1018). Santo Neomartire Dukas di Metilene (1564). Santo Neomartire Nicola di Magnesia (1795). Santi Martiri Eusebio, Neone, Leonzio, Longino e altri a Nicomedia (303). San Saba delle Grotte di Kiev(XIII sec.). Santo Martire Alessandro di Lione (177).
In questo numero:
– Letture Liturgiche
– Omelia sulla guarigione del paralitico e il Battesimo di San Cromazio di Aquileia
Si rallegrino le regioni celesti, esultino quelle terrestri, perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio: con la morte ha calpestato la morte, è divenuto primogenito dai morti, dal ventre dell’ade ci ha strappati, e ha elargito al mondo la grande misericordia.
(Apolytikion di questa Domenica)
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LETTURE LITURGICHE
Al Mattutino: Evangelo aurorale quinto (Lc 24,12-35)
Apostolo:
Lettura degli Atti degli apostoli (Atti 9, 32-42)
In quei giorni avvenne che mentre Pietro passava da tutti, giunse anche dai fedeli che dimoravano a Lidda. Qui trovò un uomo, un tale di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era paralitico. Pietro gli disse: «Enea, Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto». E subito si alzò. Lo videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saron e si convertirono al Signore. A Ioppe c’era una discepola di nome Tabithà, che significa Gazzella. Era ricca per opere buone e le elemosine che faceva. Capitò che in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero nella stanza di sopra. E poiché Lidda era vicina a Ioppe i discepoli, udito che Pietro si trovava là, mandarono due uomini a pregarlo: «Non tardare a passare da noi!» Pietro si alzò e andò con loro. Appena arrivato lo condussero alla camera di sopra e gli si presentarono tutte le vedove in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava quando era con loro. Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto al corpo disse: «Tabithà, alzati!». Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. Egli le diede la mano e la alzò, poi chiamò i santi e le vedove, e la presentò loro viva. La cosa fu nota in tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore.
Evangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 5, 1-15)
In quel tempo era la festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. C’è a Gerusalemme, presso la Porta delle pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzetà, che ha cinque portici, sotto i quali giaceva una moltitudine di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il movimento delle acque. Infatti un angelo del Signore in certi momenti scendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo a entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua, guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo steso e sapendo che da molto tempo stava così, gli dice: «Vuoi guarire?» Gli rispose il malato: «Signore, non ho uomo che mi immerga nella piscina quando l’acqua viene agitata; quando vado io, un altro scende prima di me». Gesù gli dice: «Alzati, prendi il tuo giaciglio e cammina». E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo giaciglio, camminava. Quel giorno era un sabato. Dicevano dunque i Giudei al guarito: «È sabato e non ti è lecito prendere il tuo giaciglio». Ma egli rispose loro: «Chi mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo giaciglio e cammina». Gli chiesero: «Chi è l’uomo che ti ha detto: Prendi il tuo giaciglio e cammina?» Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato dalla folla che c’era in quel posto. Dopo queste cose Gesù lo trova nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio.» Quell’uomo se ne andò e annunciò ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo.
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OMELIA
Sulla guarigione del Paralitico e il Battesimo
Omelia di San Cromazio di Aquileia
1. Quando il Signore e il Salvatore nostro venne a Gerusalemme, come avete udito, carissimi, nella presente lettura, vi trovò una piscina con cinque porticati, chiamata in ebraico Betzetà [1]. Ebbene quella piscina era una perfetta immagine del battesimo che doveva ancora venire. Ma quanto differisce l’immagine dalla realtà, tanto differisce la grazia di quella piscina dalla grazia del battesimo salutare. L’acqua di quella piscina non si agitava che una volta all’anno, mentre l’acqua del battesimo della Chiesa è sempre pronta ad agitarsi. Quella non si agitava che in un solo luogo, mentre questa si agita per il mondo intero. Lì scendeva un angelo, qui lo Spirito Santo. Lì la grazia di un angelo, qui il mistero della Trinità. Lì l’acqua non guariva che un uomo l’anno, qui essa salva ogni giorno intere folle . L’acqua della piscina non guariva che il corpo, questa del battesimo invece guarisce ad un tempo anima e corpo. Quella liberava solo il corpo dalla malattia, questa libera corpo e anima dal peccato. Presso l’acqua della piscina giaceva una moltitudine di malati, perché essa ne guariva uno solo l’anno; presso l’acqua del battesimo sta in attesa soltanto chi è voluto venire per essere guarito: essa è sempre pronta a guarire, purché si venga per essere guariti. Vennero infatti i pagani e sono stati guariti. I Giudei non sono voluti venire e perciò sono rimasti per sempre nella loro infermità.
2. Quanto sia importante la grazia del battesimo della Chiesa, lo Spirito Santo lo mostra chiaramente per bocca di Salomone, che si rivolge alla Chiesa in questi termini: I tuoi occhi sono come colombe bagnate nel latte, appoggiate su acque abbondanti (Cantico 5, 12).Gli occhi della Chiesa stanno a significare gli Apostoli e i martiri che, nel corpo della Chiesa, sono ritenuti preziosi come gli occhi e che sono stati intinti nel battesimo di latte della Chiesa perché diventassero spiritualmente bianchi come il latte. Vuoi sapere come gli Apostoli sono stati lavati nel latte? Ascolta ciò che dice Paolo: Vi ho dato da bere latte, non un cibo solido (1 Cor. 3, 2.). E giustamente offre del latte chi è stato lavato nel latte. Tuttavia, fra questi occhi della Chiesa lavati nel latte, dobbiamo comprendere prima di tutti quei bambini che a Betlemme sono stati trucidati per Cristo da Erode. Essi infatti sono stati realmente lavati nel latte, loro che meritarono di morire per Cristo quand’erano ancora lattanti; furono dunque lavati nel latte questi che mentre succhiavano ancora dal seno materno hanno sofferto il martirio per Cristo. Che il martirio stia a significare il battesimo, è il Signore stesso che lo afferma nel Vangelo quando ai suoi discepoli dice: C’è un battesimo che devo ancora ricevere (Luca 12, 50). Egli non si riferiva certo al battesimo di acqua che aveva già ricevuto da Giovanni, ma al battesimo della sua passione: beato chi avrà meritato di esservi immerso! Certamente è cosa buona anche il battesimo di acqua, ma è cosa superiore e ottima il battesimo del martirio. Là, c’è il perdono; qui, il premio; là, la remissione dei peccati; qui, si diventa meritevoli della corona delle virtù.
3. Salomone rileva opportunamente l’abbondanza delle acque nel battesimo quando si rivolge alla Chiesa dicendo: I tuoi occhi sono come colombe bagnate nel latte, appoggiate su acque abbondanti, perché abbondante è la grazia del battesimo della Chiesa: essa si spande e il mondo intero ne è irrigato. L’acqua della piscina di Betzetà non guariva che una volta l’anno, mentre la grazia del battesimo della Chiesa si spande ogni giorno, ogni giorno cresce, ogni giorno sovrabbonda nei regni, fra i pagani, fra gli innumerevoli popoli delle nazioni che godono del suo dono. Solo il popolo dei Giudei non ha voluto riconoscere il dono di tale acqua. E perciò questo infermo, che era il simbolo del popolo giudaico, dice: Mentre vado, un altro vi discende prima di me (Gv. 5, 7) Infatti, mentre il popolo dei Giudei questionava e dubitava sulla venuta del Cristo, il popolo dei pagani gli passò avanti ed ebbe per primo la salvezza, divenuto il primo nella fede lui che era stato salvato per primo.
4. Ma ora dobbiamo considerare ciò che, nella presente lettura, il Signore ha detto a colui che fu guarito dopo trentotto anni: Ecco, ormai sei guarito; non peccare più, affinché non ti capiti di peggio (Gv 5, 14). Tutti i peccati che avevi ti sono stati rimessi; sei guarito da ogni malattia del peccato, dal languore dell’anima, dalla debolezza del corpo, dal malanno della concupiscenza illecita; sei risorto, come uomo nuovo, dal lavacro della rigenerazione. Stai attento a non tornare ai peccati di prima e a non metterti in pericolo di morte, perché la grazia del battesimo non è donata che una sola volta. Chi la dovesse perdere per sua negligenza o piuttosto per sua infedeltà, diventa egli stesso responsabile della propria morte, perché non ha voluto custodire una grazia così grande. È per questo che, prima di accedere al battesimo, ti è stato chiesto di rinunciare al mondo, alle sue pompe e alle sue opere. E tu hai risposto di rinunciarvi e così sei venuto alla grazia del battesimo eterno. Le tue parole sono conservate presso Dio, la tua risposta è scritta in cielo. Hai giurato a Dio la tua fede; hai giurato alla presenza degli angeli, perché gli angeli sono presenti quando ci viene domandata la nostra parola. Bada a quello che fai. Se la promessa a un uomo ci lega fortemente che ne sarà della promessa fatta a Dio? Sulle tue parole, come è scritto, sarai giustificato, e sulle tue parole sarai condannato (Mt. 12, 37). Sarai giustificato se adempì ciò che hai promesso a Cristo; sarai condannato se non avrai voluto mantenere la fede giurata. Ascolta Salomone che dice: Per l’uomo, le proprie labbra sono un saldo laccio (Proverbi 6, 2). Poiché dunque abbiamo a che fare con il Forte [Dio], dobbiamo mantenere la fede giurata e conservare la grazia ricevuta per non cadere in grande confusione nel giorno del giudizio, quando ci verrà detto: Amico, come sei qui entrato senza avere veste nuziale? (Mt 22, 12) e per non essere presi per le mani e per i piedi e gettati fuori nelle tenebre. Per questo Salomone ti dice: I tuoi vestimenti siano bianchi in ogni tempo e l’olio non manchi alla tua testa (Ecclesiastico 9, 8) Le nostre vesti saranno sempre bianche se manterremo integra la grazia del battesimo. Avremo sempre l’olio sulla testa se sapremo custodire il crisma salutare che abbiamo ricevuto. Cosi non saremo confusi nel giorno del giudizio, ma piuttosto meriteremo di rallegrarci con tutti i santi e gli eletti di Dio nel regno dei cieli.
(Tratto, con qualche emendamento, da: Cromazio di Aquileia, Catechesi al Popolo, Città Nuova, pp. 105 – 109)
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[1] In originale, per una errata traslitterazione latina, Betsaida.
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(su questo canale viene trasmessa in streaming la Divina Liturgia della Parrocchia di San Nettario a Pistoia)
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