Parole di Vita n. 65

8 / 21 Luglio 2024
Quarta Domenica dopo Pentecoste
Santo Megalomartire Procopio

Versione pdf: 065 paroledivita

In questo numero:
– Letture Liturgiche
Obbedienza e libertà del Metropolita Cipriano di Oropòs e Filì

Apolytikion della Domenica
Tono terzo

Si rallegrino le regioni celesti, esultino quelle terrestri, perché il Signore ha operato potenza con il suo braccio: con la morte ha calpestato la morte, è divenuto primogenito dai morti, dal ventre dell’ade ci ha strappati, e ha elargito al mondo la grande misericordia.

Letture liturgiche

AL MATTUTINO

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale quarto (Luca 24, 1-12)

ALLA LITURGIA
Apostolo:
Lettura dell’epistola di Paolo ai Romani (Rm 6, 18- 23)

Fratelli, liberati dal peccato, siete stati fatti schiavi della giustizia. Parlo in termini umani a causa della debolezza della vostra carne. Come infatti avete portato le vostre membra a essere schiave di impurità e iniquità per l’iniquità, così ora offrite le vostre membra in servizio della giustizia per la santificazione. Quando eravate schiavi del peccato, eravate liberi in rapporto alla giustizia. Quale frutto avevate allora in quelle cose di cui ora arrossite? Il loro fine infatti è la morte. Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e il fine è la vita eterna. Il salario del peccato è la morte, mentre il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 8, 5-13)

In quel tempo Gesù entrò in Cafarnao e gli venne incontro un centurione che lo supplicava dicendo: «Signore, il mio servo giace in casa paralitico e terribilmente tormentato». Gesù gli risponde: «Io verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose dicendo: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io sono uomo sotto autorità, ma sotto di me ho soldati e dico a questo: Va’, ed egli va; e all’altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa». All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a chi lo seguiva: «In verità vi dico che da nessuno in Israele ho trovato una tale fede. E vi dico che verranno molti da Oriente e da Occidente e si porranno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nella tenebra esterna, ove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, e per te avvenga come hai creduto». In quell’ora il giovane guarì.

Obbedienza e libertà

† Sua Eminenza il Metropolita
Cipriano di Oropos e Fili

I Santi Padri ci insegnano che l’autentica libertà umana è la libertà in Cristo.
Ma come si ottiene tale libertà? Quando l’uomo, mediante la sottomissione a Cristo, si libera dal proprio “Io” peccaminoso e malato; quando si pone all’obbedienza al Suo dolce giogo.
Nella vita monastica, questa obbedienza, dal punto di vista della libertà carismatica, è stata esaminata abbastanza approfonditamente e in un quadro molto più ampio della più ristretta nozione di obbedienza a un Anziano.
Questa prospettiva più ampia comporta un grande vantaggio pratico anche per i nostri fratelli e sorelle laici in Cristo. Un credente fedele dovrebbe attribuire ogni cosa a Dio; credere che tutte le cose siano predisposte dalla Divina Provvidenza per la sua salvezza; discernere la Volontà salvifica del Padre Celeste dietro ogni cosa; disprezzare la propria volontà e accettare la Volontà Divina, qualunque sia il prezzo da pagare per lui.
I Santi Padri illuminati da Dio ci consigliano di sottometterci alle circostanze; questo significa porsi, con fiducia assoluta, nelle mani del nostro Signore, ricordare Dio incessantemente, e navigare di buona volontà e liberamente nei mari aperti della vita, confrontandoci con tutti gli eventi in obbedienza alla Volontà di Dio.
La vita quotidiana offre al cristiano ben intenzionato infinite opportunità di obbedienza, di repressione della volontà, di rinuncia a sé, e di godimento della pace spirituale: al lavoro, a casa, per strada, in un negozio e nelle relazioni sociali.
Il nostro cuore, grazie allo sforzo continuo in questa materia, diventerà avvezzo a vivere in un beato distacco; sarà sciolto dal suo egocentrismo, liberato dalla sua prigionia, non riposerà nell’agitazione, non sarà agitato nemmeno dalle cose più urgenti: sarà pieno di dolce amore per Dio e per il prossimo.
Solo quando il muro della sua volontà sarà abbattuto, quando l’uomo è liberato da sé stesso mediante l’obbedienza, gli è possibile abbandonarsi totalmente e con abnegazione all’amore.
Ogni malattia spirituale nasce dal ripiegamento in noi stessi, nel nostro egoismo, nella nostra volontà. Immaginiamo che sia una cosa spaventosa se non viene fatta la nostra volontà; veniamo presi da un dolore e da un’irritabilità inimmaginabile se l’attuazione della nostra volontà viene ostacolata o se il nostro programma o i nostri piani vengono sconvolti.
Dolce è quindi la nostra beata e salvifica libertà in Cristo, anche se si realizza attraverso l’obbedienza in Cristo.
Ricordiamoci incessantemente i seguenti consigli ispirati da Dio di San Silvano dell’Athos († 11 settembre 1938), affinché possano rafforzarci nell’affrontare le circostanze in obbedienza:
«A chi si abbandona alla Volontà di Dio, la vita passa molto più facilmente, perché nelle malattie, nella penuria e nella prova egli pensa: “Questo mi è stato dato da Dio, e spetta a me sopportarlo per i miei peccati”.
Come è possibile sapere se stai vivendo secondo la Volontà di Dio?
Ecco il segno: se sei addolorato per qualche questione, significa che non ti sei arreso completamente alla Volontà di Dio, anche se ti sembra di vivere secondo la Volontà di Dio.
Chi si è arreso alla Volontà di Dio non è addolorato da nulla, anche se è malato, misero o attaccato da ogni parte. La sua anima sa che il Signore misericordiosamente dispone ogni cosa per noi. La sua anima testimonia le opere del Santo Spirito, Dio, che conosce l’anima. Ma gli arroganti e gli insubordinati non si abbandonano alla Volontà di Dio, perché amano seguire la propria volontà, cosa molto dannosa per l’anima.
O Signore, attraverso la potenza del Santo Spirito, rendici degni di vivere secondo la Tua Santa Volontà.»
Domenica del Paralitico, 9 maggio 2005 (vecchio stile)

 

 

 

 

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