Parole di Vita n. 33

20 Novembre / 3 Dicembre 2023
Ventiseiesima Domenica dopo Pentecoste (Nona di Luca)
San Gregorio il Decapolita
Tono primo

Versione pdf: 033 paroledivita

In questo numero:

– Letture Liturgiche
– Il ricco stolto Dal Commento del Beato Teofilatto al Vangelo secondo Luca

 

Sigillata la pietra dai giudei, * mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato, * sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, * donando la vita al mondo. * Per questo le schiere celesti gridavano a te, * datore di vita: * Gloria alla tua resurrezione, o Cristo, * gloria la tuo Regno, * gloria alla tua economia, * o solo amico degli uomini.
(Apolytikion del primo tono)


Letture Liturgiche

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale quarto (Luca 24, 1-12)

ALLA LITURGIA

Apostolo
Dalla Lettera di San Paolo agli Efesini (Ef 5, 8-19)

Fratelli, camminate come figli della luce – il frutto della luce è ogni sorta di bontà giustizia e verità – provando cosa è gradito al Signore. Non abbiate comunione con le opere infruttuose della tenebra ma anzi condannatele, perché di quel che essi fanno in segreto è vergogno persino parlare mentre tutte le cose condannate sono rese manifeste dalla luce: infatti tutto quel che si manifesta è luce. Perciò dice: Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti e a te risplenderà Cristo. Guardate con attenzione come camminate, non come stolti ma come sapienti, comprando il tempo: poiché i giorni sono malvagi. Non siate dissennati, ma comprendete qual è la volontà del Signore. Non ubriacatevi del vino in cui c’è dissolutezza, ma riempitevi di Spirito, parlando a voi stessi con salmi, inni e canti spirituali, cantando e inneggiando al Signore nel vostro cuore.

Evangelo
secondo Luca (12, 16-21)

Disse il Signore questa parabola: «Fu produttiva assai la campagna di un uomo ricco. Discorreva tra sé, dicendo: Non ho dove raccogliere i miei raccolti, come farò? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi, vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, hai molti beni messi da parte per molti anni. Riposati, mangia, bevi e sta’ allegra. Ma Dio gli disse: Stolto! questa stessa notte ti verrà richiesta l’anima, e a chi andranno le cose che hai preparato? Così accade a chi accumula tesori per sé stesso e non si arricchisce davanti a Dio.»


Il ricco stolto

Commento alla pericope evangelica della nona Domenica di Luca. (Luca 12, 16-21)
Dal Commento al Vangelo secondo Luca del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ochrid e Bulgaria

16-21. Ed egli raccontò loro una parabola, dicendo: «Fu produttiva assai la campagna di un uomo ricco. Discorreva tra sé, dicendo: Non ho dove raccogliere i miei raccolti, come farò? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi, vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni, e dirò all’anima mia: Anima, hai molti beni messi da parte per molti anni. Riposati, mangia, bevi e sta’ allegra. Ma Dio gli disse: Stolto! questa stessa notte ti verrà richiesta l’anima, e a chi andranno le cose che hai preparato? Così accade a chi accumula tesori per sé stesso e non si arricchisce davanti a Dio.»

Il Signore aveva detto che la vita di un uomo non si allunga con l’abbondanza di beni, e ora propone questa parabola a conferma di tale verità. Osserva come ci descrive i pensieri insaziabili del ricco stolto. Dio ha fatto la Sua parte e ha mostrato la Sua misericordia; poiché tutta la terra del ricco diede frutti in abbondanza, non solo uno dei suoi campi. Ma il ricco stesso portò così poco frutto dalla misericordia mostratagli che, prima ancora di aver raccolto le sue messi, le immaginava già chiusi per sé. Vedi anche i piaceri del ricco: cosa farò? Non dice forse la stessa cosa anche il povero: “Cosa farò? Non ho niente da mangiare né da vestire”. Pensa, se vuoi, alle parole del ricco. Cosa devo fare, perché non ho spazio dove raccogliere i miei raccolti? Avrebbe potuto almeno riposarsi un po’. Se sia il povero dice: “Cosa farò poiché non ho?” e anche il ricco dice: “Che farò poiché non ho?” allora cosa guadagniamo raccogliendo sempre di più? Non otteniamo alcun riposo, ed è chiaro da tutte le preoccupazioni che derivano dai nostri ulteriori sforzi che stiamo accumulando per noi stessi solo una grande moltitudine di peccati. Eppure lo stolto dice: “Demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi”. E se la tua terra dovesse produrre ancora più abbondantemente in futuro, la demolirai e costruirai di nuovo? Ma che bisogno c’è di abbattere e costruire? Avete a vostra disposizione come magazzini gli stomaci dei poveri, che possono contenere molto, e sono indistruttibili e imperituri. Sono infatti magazzini celesti e divini, perché chi nutre il povero, nutre Dio. Vedi un’altra cosa stolta: i miei frutti e i miei beni. Il ricco non riteneva di aver ricevuto queste cose da Dio. Se lo avesse fatto, avrebbe trattato queste cose come farebbe un amministratore di Dio. Ma egli immaginava che queste cose fossero frutto delle sue proprie fatiche, per questo le usurpò per sé, chiamandole miei frutti e miei beni. “Io sono l’unico proprietario”, pensa, “e nessun altro ha diritto a una quota. Queste cose non appartengono a Dio, ma sono mie, e quindi solo io ne godrò. Non prenderò adesso Dio in come un socio per godere del mio profitto.” Poiché ha parlato stoltamente, vediamo cosa è successo. “Anima, hai molti beni accumulati per molti anni”. Decide che avrà una lunga vita, come se la durata degli anni fosse un’altra cosa che che si può ottenere lavorando la sua terra. Ma una lunga vita non è un raccolto che puoi coltivare, e non è un altro dei tuoi averi. “Mangia, bevi e sii allegro”. Tre applausi per le cose buone della mia anima! Ma mangiare e bere sono cose buone solo per un’anima irrazionale. Poiché quest’uomo ha un’anima irrazionale, è giusto che pensi di ricompensarsi con queste cose. Ma il bene di un’anima razionale è comprendere, ragionare e rallegrarsi nella legge di Dio e nei buoni pensieri. Non ti basta mangiare e bere, o stolto, ma devi anche ordinare per la tua anima ciò che accompagna queste cose, cioè il piacere vergognoso e ignobile? Eufemisticamente il Signore usò le parole “stare allegro”, indicando con esse le passioni più sfrenate che sono la conseguenza di troppo cibo e bevande. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte ti chiederanno l’anima tua”. Le parole che Dio gli disse non significano che Dio conversò con il ricco, sebbene la parabola lo dia in questa forma. Invece, i pensieri che sono venuti nella mente dell’uomo sono ciò che Dio ha detto. “Stolto”: lo chiama stolto perché tutto ciò che voleva era stolto, come abbiamo mostrato. E ogni uomo come lui è stolto e agisce invano, poiché, come dice Davide, “invano ciascuno si agita” [Sal. 38, 14]. Perché? Perché accumula cose senza sapere per chi le raccoglie. Come può non essere definito uno stolto chi non sa che la durata della vita di un uomo dipende solo da Dio e che nessun uomo può fissare i limiti della propria vita?

Notate anche la parole “ti verrà richiesta”. Come alcuni severi ufficiali imperiali che chiedono un tributo, i temibili angeli chiederanno la tua anima e tu non vorrai darla perché ami questa vita e rivendichi le cose di questa vita come tue. Ma non esigono l’anima del giusto, perché egli stesso affida la sua anima nelle mani di Dio e Padre degli spiriti, e lo fa quindi con gioia e contentezza, per nulla addolorato di consegnare la sua anima a Dio. Per lui il corpo è un peso leggero, di cui si libera facilmente. Ma il peccatore ha reso carnale la sua anima, qualcosa nella sostanza simile al corpo e simile alla terra, rendendo difficile la separazione dal corpo. Per questo da lui bisogna pretendere l’anima, così come i severi esattori delle tasse trattano i debitori che rifiutano di pagare il dovuto. Bada che il Signore non ha detto: “Ti chiederò l’anima tua”, ma “ti sarà richiesta”. Perché le anime dei giusti sono già nelle mani di Dio. È proprio di notte che viene richiesta l’anima di un tale peccatore. È notte per questo peccatore oscurato dall’amore delle ricchezze, nel quale la luce della conoscenza divina non può penetrare, e la morte lo coglie. Perciò chi accumula tesori per sé è chiamato stolto: non cessa di fare progetti e muore in mezzo ad essi. Ma se avesse accumulato tesori per i poveri e per Dio, non sarebbe stato così. Sforziamoci dunque di essere ricchi verso Dio, cioè di confidare in Dio, di averlo come nostra ricchezza e tesoro di ricchezza, e a parlare non dei “miei beni” ma dei «beni di Dio». Se sono di Dio, allora non priviamo Dio dei suoi beni. Questo significa essere ricchi davanti a Dio: avere fiducia che anche se mi svuoto e dono tutto, non mi mancherà il necessario. Dio è il mio tesoro di cose buone, e io apro e prendo da quel tesoro ciò di cui ho bisogno.

 

 

 

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