Parole di Vita n. 60

PAROLE DI VITA N. 60

27 Maggio / 9 Giugno 2024

Sesta Domenica di Pasqua
Domenica del cieco nato

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In questo numero:
– Letture Liturgiche
Sul cieco nato di San Giovanni Crisostomo

Apolytikion di questa Domenica
(tono quinto)

Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO

Evangelo aurorale ottavo (Giovanni 20, 11-18)

ALLA LITURGIA
Apostolo:
Lettura degli Atti degli apostoli (Atti 16, 16-34)

In quei giorni, mentre noi apostoli andavamo alla preghiera, ci venne incontro una servetta, che aveva uno spirito divinatorio e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l’indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando e dicendo: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». Questo fece per molti giorni finché Paolo, seccato, si rivolse allo spirito e disse: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di uscire da lei». E lo spirito uscì all’istante. Ma vedendo i padroni che se n’era uscita la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono in piazza davanti alle autorità; presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini mettono a soqquadro la nostra città; sono Giudei e annunciano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare.» La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di sorvegliarli bene. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila pregavano inneggiando a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso ci fu un terremoto così forte da scuotere le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori il coltello per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò a gran voce e gli disse: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvo?» Gli risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvo tu e la tua famiglia». E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora con sé e a quell’ora di notte lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui e tutti i suoi. Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e si rallegrò insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 9, 1-38)

In quel tempo, passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: «Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?» Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo operare le opere di chi mi ha inviato finché è giorno: viene la notte in cui nessuno può operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» (che si traduce: Inviato). Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che prima avevano visto che era cieco, dicevano: «Non è quello che stava seduto a mendicare?» Alcuni dicevano: «È lui!» Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Ed egli diceva: «Sono io!» Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?» Egli rispose e disse: «Quell’uomo chiamato Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ alla piscina di Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ci ho visto». Gli dissero: «Dov’è questo tale?» Rispose: «Non so.» Allora condussero dai farisei colui che era stato cieco: era sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto il fango e gli aprì gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango su gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un uomo peccatore fare segni simili?» E c’era dissenso tra loro. Allora chiedono di nuovo al cieco: «Tu che dici di chi ti ha aperto gli occhi?» Egli rispose: «E` un profeta!» Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono dicendo: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?» I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui di se stesso.» Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei si erano già accordati che, se qualcuno lo avesse riconosciuto come il Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età, chiedetelo a lui!» Allora chiamarono una seconda volta l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore!» Quegli rispose e disse: «Se è peccatore, non so; una cosa sola so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?» Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Anche voi volete diventare suoi discepoli?» Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove è.» Rispose quell’uomo e disse loro: «Questo è magnifico: non sapete di dove è, eppure mi ha aperto gli occhi! Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Dall’eternità non s’è mai sentito dire che qualcuno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla.» Replicarono e gli dissero: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?» E lo cacciarono fuori. Gesù sentì che l’avevano cacciato fuori e trovatolo gli disse: «Tu credi nel Figlio di Dio?» Egli rispose e disse: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?» Gli disse Gesù: «Tu l’hai visto: è chi parla con te.» Ed egli disse: «Io credo, Signore!» E gli si prostrò innanzi.


Sul cieco nato

di San Giovanni Crisostomo

E mentre Gesù passava, vide un uomo che era cieco dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse cieco?»

E mentre Gesù passava, vide un uomo che era cieco dalla nascita. E i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: «Maestro, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché nascesse cieco?»
1. E Gesù, passando, vide un uomo che era cieco dalla nascita. Essendo pieno d’amore per noi e avendo cura della nostra salvezza, e desiderando chiudere la bocca degli ingrati, non trascura nulla di ciò che spetta a Lui di fare, anche se non c’è nessuno che gli presti attenzione. Lo sapeva il Profeta quando disse: “Così che tu sia giustificato nelle tue parole e vinca quando sei giudicato (Sal 50). Anche qui, quando non vollero accettare il significato sublime delle Sue parole, ma dissero che aveva un diavolo e tentarono di ucciderlo, Egli lasciò il Tempio e guarì un cieco, placando la loro ira con la Sua assenza, e addolcendo, attraverso il miracolo, la loro durezza e crudeltà, rendendoli credenti nelle Sue parole. E compì un segno non casuale, ma avvenuto allora per la prima volta: mai da che mondo è mondo si è udito che qualcuno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Qualcuno forse ha aperto gli occhi a un cieco, ma non a un cieco dalla nascita. E che Egli intendesse farlo pienamente quando lasciò il Tempio è chiaro da quanto segue: fu Lui a vedere il cieco, non il cieco che venne a Lui. E lo guardò così intensamente che i suoi discepoli se ne accorsero. E vennero ad interrogarlo, perché vedendolo riguardare quell’uomo con tanta accanimento, gli chiesero: «Chi ha peccato, lui o i suoi genitori?». Domanda sbagliata. Come poteva peccare prima di nascere? E perché, se i suoi genitori avessero peccato, sarebbe stato punito? Perché allora hanno posto questa domanda? Prima, dopo aver guarito il paralitico, aveva detto: «Ecco, sei guarito, non peccare più». Ora capirono che questo significava che era paralizzato a causa dei peccati e dissero: «Ebbene, quell’uomo era paralitico a causa dei suoi peccati; ma cosa diresti di questo? Ha peccato? Non si può dire così, perché è cieco dalla nascita. I suoi genitori hanno peccato? Non si può dire nemmeno questo, perché un bambino non subisce una punizione per suo padre. Proprio come, quando vediamo un bambino che è stato trattato male, potremmo dire: «Che cosa puoi dire? Che cosa ha fatto il bambino?» Non è tanto una domanda quanto sconcerto. Lo stesso vale per i discepoli qui: non chiedevano informazioni, ma erano perplessi. Cosa dice allora Cristo?

Né quest’uomo ha peccato, né i suoi genitori.

Non lo dice come se li assolvesse dai peccati, (perché non dice semplicemente: Né lui ha peccato, né i suoi genitori, ma aggiunge che è nato cieco), ma perché il Figlio di Dio dovrebbe fosse glorificato in lui. Sia quest’uomo che i suoi genitori avevano peccato, ma questa non era la causa della sua cecità. Ora ha detto questo non solo per dimostrare che quest’uomo non era un caso del genere né che altri erano stati resi ciechi per una ragione simile (i peccati dei loro genitori), ma per dimostrare che non può essere il caso che quando una persona pecca un altro debba essere punito per lui. Se ammettiamo questo, dobbiamo, necessariamente, ammettere che egli ha peccato prima di nascere. Quindi, quando dice: “né quest’uomo ha peccato”, intende dire che non è possibile peccare dalla nascita ed essere puniti per questo; e quando disse “né i suoi genitori”, intendeva dire che una persona non può essere punita a causa dei suoi genitori. Toglie ogni sospetto attraverso Ezechiele: «Com’è vero che io vivo – dice il Signore – non si usi questo proverbio: “I padri hanno mangiato l’uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”». E Mosè dice: “Il padre non morirà per il figlio”. E di un certo re la Scrittura dice che proprio per questo non fece questa cosa, ma osservò la legge di Mosè. Ma se qualcuno dice: “Perché allora si dice: ‘Ricadano i peccati dei genitori sui figli fino alla terza e alla quarta generazione?'”, dovremmo rispondere che l’affermazione non è universale, ma che è stata detta con riferimento ad alcuni di coloro che uscirono dall’Egitto. E ciò significa che, poiché coloro che uscirono dall’Egitto, dopo che erano stati dati segni e prodigi, erano effettivamente peggiori dei loro antenati che non avevano visto nessuna di queste cose, anch’essi avrebbero sofferto quello che avevano fatto i loro antenati, perché hanno osato commettere gli stessi crimini. E se presti attenzione a quel passaggio vedrai che sicuramente è stato scritto proprio su quelle persone in particolare.

Perché allora è nato cieco? Perché la gloria di Dio sia resa manifesta.

Qui abbiamo un’altra difficoltà: non era possibile che la gloria di Dio si manifestasse se non attraverso la punizione di quest’uomo? Certamente non è detto che fosse impossibile, perché lo sarebbe stato, ma che si sarebbe potuto manifestare in quest’uomo. Potresti dire: “Quindi ha sofferto un torto per la gloria di Dio?” Cosa c’è che non va, dimmi? E se Dio non avesse mai voluto che esistesse? Ma direi che ha tratto beneficio anche dalla sua cecità, poiché vedeva con i suoi occhi interiori. Come ne trassero profitto gli ebrei con i loro occhi? Incorsero nella punizione più pesante, poiché erano ciechi anche mentre vedevano. Come ha sofferto a causa della sua cecità? Grazie a ciò ha recuperato la vista. I mali della vita presente non sono mali (e nemmeno le cose belle sono buone); solo il peccato è un male, ma la cecità non è un male. E Colui che aveva portato quest’uomo dal non essere all’essere, aveva anche il potere di lasciarlo così com’era.

Ma c’è chi dice che questa frase [Che la gloria di Dio si rendesse manifesta] non è causativa, ma esprime la conseguenza del miracolo; come quando dice: Sono venuto in questo mondo per giudicare, affinché coloro che non vedono vedano e coloro che vedono diventino ciechi. Ma non è venuto per questo, cioè perché coloro che vedono diventino ciechi. Ancora Paolo dice: “Perché ciò che può essere conosciuto di Dio è manifestato in loro, affinché siano inescusabili.” Ma non li ha mostrati per privarli di una scusa, ma perché ottenessero una scusa. E ancora in un altro luogo dice: “La legge è venuta affinché l’offesa abbondasse; ma non è venuta per questo, ma perché il peccato potesse essere frenato. Vedete che in tutti questi casi la proposizione definisce il risultato? Come un eccellente costruttore può costruire una parte di una casa e lasciare il resto incompiuto per dimostrare ai dubbiosi di essere stato lui il creatore del tutto, così anche Dio unisce e completa il nostro corpo, come se fosse una casa fatiscente: guarisce la mano inaridita, rinforza le membra paralizzate, raddrizza gli zoppi, purifica i lebbrosi, risuscita gli infermi, sana gli storpi, richiama i morti dalla morte, apre gli occhi che erano chiusi, o li dà per chi non ne aveva. Correggendo tutte queste cose, che sono macchie derivanti dall’infermità della nostra natura, Egli ha mostrato la Sua potenza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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