Parole di Vita n. 49

11 / 24 Marzo 2024
Prima Domenica di Quaresima
Domenica dell’Ortodossia
San Sofronio di Gerusalemme

Versione pdf: 049 paroledivita

In questo numero:
– Letture Liturgiche
– «Ecco, vedrete il cielo aperto». Omelia di San Giovanni di Kronstadt

Apolytikion della Domenica
(tono primo)

Sigillata la pietra dai giudei, * mentre i soldati erano a guardia del tuo corpo immacolato, * sei risorto il terzo giorno, o Salvatore, * donando la vita al mondo. * Per questo le schiere celesti gridavano a te, * datore di vita: * Gloria alla tua resurrezione, o Cristo, * gloria la tuo Regno, * gloria alla tua economia, * o solo amico degli uomini.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO

Evangelo aurorale nono (Giovanni 20, 19-31)

ALLA LITURGIA

Apostolo
Lettura dell’epistola di Paolo agli Ebrei (11, 24-26. 32-40)

Fratelli, per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, avendo scelto di essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che avere un temporaneo guadagno di peccato. Stimava ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto l’obbrobrio del Cristo, perché aveva lo sguardo fisso sulla ricompensa. E che dirò ancora? Mi mancherà il tempo per Gedeone, Varàk, Sansone, Ieftae, e anche per Samuele e per i profeti. Per mezzo della fede hanno abbattuto regni, hanno operato la giustizia, hanno conseguito le promesse, hanno chiuso la bocca dei leoni, hanno spento la potenza del fuoco, sono sfuggiti al filo delle lame, sono stati rinvigoriti dalla malattia, sono diventati forti in guerra, hanno messo in fuga le schiere degli stranieri, le donne hanno ricevuto dopo la risurrezione i loro morti. Altri invece furono torturati, non accettando la liberazione onde ottenere una risurrezione migliore. Altri provarono scherni e flagelli, catene e prigione. Furono presi a sassate, furono segati, morirono assassinati a coltellate, vagarono coperti con pelli di pecore e capre, bisognosi, afflitti, maltrattati – di loro il mondo non era degno! – errando nei deserti e sui monti, nelle grotte e nelle fenditure della terra. Tutti questi, pur avendo ricevuto testimonianza per mezzo della fede, non hanno ottenuto la promessa avendo Dio previsto per noi qualcosa di meglio, affinché non giungessero alla perfezione senza di noi.

Evangelo
secondo Giovanni (1, 44, 52)

In quel tempo Gesù volle partire per la Galilea; trova Filippo e gli dice: «Seguimi!» Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo incontra Natanaele e gli dice: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti; Gesù, il figlio di Giuseppe di Nazaret». Natanaele gli disse: «Da Nazaret può essere qualcosa di buono?» Filippo gli dice: «Vieni e vedi». Gesù, visto Natanaele che gli veniva incontro, dice di lui: «Ecco davvero un Israelita, in cui non c’è falsità». Natanaele gli dice: «Da dove mi conosci?» Gesù rispose e gli disse: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli risponde Natanaele: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei re d’Israele!» Rispose Gesù e gli disse: «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, credi? Vedrai cose più grandi di queste!» Poi gli dice: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».


«Ecco, vedrete il cielo aperto»

Omelia per la domenica dell’Ortodossia
di San Giovanni di Kronstadt

 

Mi rallegro con me stesso e con molti di voi, amati fratelli e sorelle, per l’indicibile grazia di Dio, per il rinnovamento spirituale ottenuto attraverso gli sforzi ascetici della preparazione, la preghiera, il digiuno e il pentimento, e, soprattutto, attraverso la comunione dei purissimi e vivificanti Misteri del corpo e del sangue del Signore. E in questo breve tempo potremo riconoscere in noi stessi i benefici del digiuno e della preghiera, per non parlare dei benefici che vengono dalla preparazione, della confessione e della comunione. Se, infatti, abbiamo sinceramente usato di questo tempo per la nostra salvezza, e abbiamo soddisfatto fedelmente la condizione del digiuno e della preghiera; se ci siamo astenuti dagli eccessi di cibo e bevande, se abbiamo pregato con fede, se ci siamo umiliati davanti a Dio e ai nostri simili, se abbiamo avuto misericordia, se abbiamo riconosciuto le nostre molte mancanze e le nostre iniquità, pentendoci di esse profondamente e, avendo preso la ferma intenzione di non commetterne più, le abbiamo confessate con sincerità, per averne il perdono e l’assoluzione, allora abbiamo potuto gustare il Cibo vivificante. Ma abbiamo davvero beneficiato tutti della settimana che è trascorsa? I nostri cuori sono più vicini a Dio, alla purissima Madre del Gregge, la Chiesa, al Santo Angelo Custode e ai Santi di Dio? Abbiamo amato sinceramente la verità e la virtù, abbiamo odiato ogni menzogna e ogni iniquità? Amiamo davvero Dio e il nostro prossimo con sincerità? Ci sentiamo spiritualmente più vicini l’uno all’altro, come membra dell’unico corpo di Cristo, come membra di Cristo? «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1Cor10, 17)
Riusciamo a sentire nel cuore che i fiumi dell’iniquità non scorrono più nelle nostre anime con tanta impudenza e veemenza, come facevano prima della nostra preparazione e della comunione? Siamo diventati più puri, più liberi, più pacifici, più scevri dalle passioni, migliori, più gentili, più inclini a tutto ciò che è buono e utile? Siamo diventati meno avidi di piaceri carnali e di egoismo? Siamo diventati migliori, più gentili, più pazienti, più indulgenti col prossimo? Abbiamo guardato più spesso al cielo, alla nostra vera ed eterna patria, e abbiamo guardato con meno entusiasmo tutto ciò che è terreno, ovvero temporaneo, momentaneo, transitorio? Guardate a quanti in mezzo a noi sono stati presi dalla morte in breve tempo, e a come la morte continuamente ghermisce le sue prede. Se è così, se siamo diventati migliori e più prudenti, allora di nuovo mi rallegro con me stesso e con voi per la grande grazia di Dio, e insieme prego che il Signore consolidi questa buona disposizione e tensione del cuore in me e in voi. Non lasciamoci sedurre, però, dal pensiero malvagio che ora, grazie a Dio, ci ha tolto il peso dei nostri peccati, possiamo vivere di nuovo come abbiamo vissuto, e peccare come già abbiamo peccato, perché – diremmo – chi è senza peccato? È vero, fratelli e sorelle, che nessuno è senza peccato, ma vivere come abbiamo vissuto e peccare come prima, dopo il rinnovamento attraverso il pentimento e la comunione, non può e non deve esser considerato dignitoso per un cristiano.
La Santa Chiesa, attraverso il confessore, dà questa indicazione ad ogni penitente: «D’ora in avanti, sta’ in guardia su tutti questi peccati, poiché hai ricevuto questo secondo battesimo, secondo il Mistero cristiano, e vedi di ricominciare bene, con l’aiuto di Dio, e soprattutto di non adagiarti su queste cose, per non essere motivo di disprezzo davanti agli uomini, poiché questo non è decoroso per un cristiano. Dio ti aiuti, invece, a vivere, per la sua grazia, con onestà, giustizia, e pietà.» Ecco come la Chiesa esorta i penitenti. E anche il buonsenso ci esorta: chi, infatti, dopo essersi lavato, vorrà contaminarsi di nuovo? Solo «il maiale, dopo essersi lavato, va di nuovo a sdraiarsi nel fango; solo il cane tende a tornare al suo vomito» (2Pt 2, 22). «Vedi, ora sei guarito. Non peccare più, perché non ti accada di peggio» (Gv 5,14), dice il Signore al paralitico guarito. E qualcosa di peggio può infatti accaderci, se trascuriamo alla virtù dopo il pentimento; allora la grazia di Dio ci lascerà per la nostra mancanza di cura e negligenza verso noi stessi. Il pentimento e la comunione aprono i cieli e il Regno dei cieli perché, dice il Signore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna … egli dimora in me, e io in lui.» (Gv 6, 54-56).

Come non amare il dono ricevuto, ovvero la vita eterna e la presenza di Cristo in noi e la nostra presenza in Lui! Il cielo ci è stato aperto attraverso il pentimento e la comunione secondo le Scritture: «Vedrete il cielo aperto» (Giovanni 1:51). Quale grazia meravigliosa! A causa dei nostri peccati il cielo era stato chiuso come le fortezze e i castelli più inespugnabili, ma attraverso il pentimento è stato aperto. Approfittiamo di questa grazia di Dio prima che esso sia nuovamente chiuso. Dio solo sa se si aprirà di nuovo a noi quando lo avremo nuovamente chiuso con peccati volontari. Per molti è chiuso per sempre. Le fanciulle imprudenti bussavano alle porte chiuse dicendo: «Signore! Signore, aprici», e fu detto loro: «In verità vi dico, non vi conosco» ; mentre a tutti noi fu detto: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» in cui il Figlio dell’uomo tornerà.(Mt 25,11-13)
Amen.