Parole di Vita n. 51

25 Marzo / 7 Aprile 2024

Terza Domenica di Quaresima
Adorazione della Veneranda Croce
Annunciazione della Tuttasanta Deipara e Semprevergine Maria

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In questo numero:
– Letture Liturgiche
– «Sia di me secondo la tua parola» di p. Georgij Florovskij

 

Apolytikion dell’Annunciazione
(tono quarto)
Oggi è il principio della nostra salvezza e la manifestazione del mistero nascosto da secoli: il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine, e Gabriele porta la buona novella della grazia. Con lui dunque acclamiamo alla Vergine: Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale undicesimo (Giovanni 21, 15-25)

Evangelo aurorale della Festa (Lc 1, 39-49. 56)

ALLA LITURGIA

Apostolo
Lettura dell’epistola di Paolo agli Ebrei (4, 14 – 5, 6) della Domenica

Fratelli, avendo un gran sacerdote che ha attraversato i cieli – Gesù, il Figlio di Dio – teniamo ferma la professione di fede! Non abbiamo, infatti, un gran sacerdote impotente a patire insieme le nostre debolezze, essendo stato provato in tutto, a nostra somiglianza tranne il peccato. Accostiamoci dunque con fiducia al trono della grazia, affinché troviamo misericordia e grazia per un aiuto opportuno. Infatti, ogni gran sacerdote, preso di tra gli uomini, è costituito in favore degli uomini nelle cose che riguardano Dio, perché offra doni e anche vittime per chi sbaglia. Poiché anch’egli è circondato di debolezza, a motivo di essa deve – per sé e per il popolo- offrire sacrifici per i peccati. Nessuno riceve per sé questo onore se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Allo stesso modo Cristo non ha glorificato se stesso, essendo diventato gran sacerdote, ma chi gli ha detto: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. E in un altro passo dice: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedek.

Lettura dell’epistola di Paolo agli Ebrei (2, 11-18) della Festa
Fratelli, colui che santifica e quanti sono santificati sono tutti da uno solo; per questo motivo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea ti loderò, e ancora: Io metterò la mia fiducia in lui; e inoltre: Eccoci, io e i figli che Dio mi ha dato. Poiché dunque i figli hanno comunicato al sangue e alla carne, anch’egli similmente ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che ha il potere della morte, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli, infatti, di certo non si prende cura degli angeli, ma del seme di Abramo si prende cura. Perciò doveva essere in tutto simile ai fratelli, per diventare un gran sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti, proprio per avere patito, essendo stato messo alla prova, è in grado di portare aiuto a quelli che subiscono la prova.

Evangelo

secondo Marco (8, 34 – 9, 1) della Domenica
Disse il Signore: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Infatti, che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi la sua vita patisce danno? Che potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. E diceva loro: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non assaggeranno la morte finché non vedranno il regno di Dio venire con potenza».

secondo Luca (1, 24-38) della Festa
In quei giorni Elisabetta, moglie di Zaccaria, concepì ma si tenne nascosta cinque mesi dicendo: “Così ha fatto per me il Signore nei giorni in cui ha guardato dall’alto per togliere la mia vergogna tra gli uomini”. Al sesto mese l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret a una vergine sposata a un uomo di nome Giuseppe della casa di David; il nome della vergine era Maria. Entrò da lei e le disse: “Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”. Per tale parola ella rimase turbata e si domandava che cosa significasse un tale saluto. Ma l’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco, tu concepirai in grembo e partorirai un figlio. Lo chiamerai Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di David, suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avrà mai fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come sarà, se non conosco uomo?”. L’angelo le rispose: “Lo Spirito Santo verrà su di te e ti coprirà la potenza dell’Altissimo con la sua ombra, e perciò il Santo generato sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, anche Elisabetta, tua parente, ha concepito un figlio nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei chiamata sterile; perché ogni parola presso Dio non sarà senza potenza”. Disse allora Maria: “Ecco la serva del Signore; sia a me secondo la tua parola”. E l’angelo partì da lei.


«Sia di me secondo la tua parola»

di p. Georgij Florovskij

Ancora una volta, l’Annunciazione è “il principio la nostra salvezza e la manifestazione dell’eterno mistero: Il Figlio di Dio diviene Figlio della Vergine e Gabriele annunzia la grazia. Con lui gridiamo alla Deipara: Rallegrati o piena di grazia” (Tropario della Festa dell’Annunciazione) . La volontà divina è stata dichiarata e proclamata dall’arcangelo. Ma la Vergine non rimase in silenzio. Lei ha risposto alla chiamata divina, ha risposto con umiltà e fede. «Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola». La volontà divina viene accettata e riceve risposta. E questa risposta umana è molto rilevante a questo punto. L’obbedienza di Maria controbilancia la disobbedienza di Eva. In questo senso la Vergine Maria è la Seconda Eva, come suo Figlio è il Secondo Adamo.
Questo parallelo è stato tracciato abbastanza presto. Il più antico testimone ne è san Giustino (Dial., 100), e in sant’Ireneo troviamo già una concezione elaborata, organicamente connessa con la sua idea fondamentale della ricapitolazione. “Come Eva fu sedotta dalla parola di un angelo [caduto], tanto da fuggire Dio, trasgredendo la sua parola, così anche Maria ricevette la buona novella per mezzo della parola dell’angelo, così da portare Dio in sé, obbedendo alla sua Parola. E sebbene la prima abbia disobbedito a Dio, tuttavia l’altra è stata portata ad obbedire a Dio, affinché della vergine Eva la vergine Maria diventasse avvocata. E, come da una vergine il genere umano era stato legato alla morte, una vergine esso è salvato, poiché l’equilibrio è preservato, la disobbedienza di una vergine mediante l’obbedienza di una vergine vergine» (5, 19, 1). E ancora: «E così il nodo della disobbedienza di Eva venne sciolto mediante l’obbedienza di Maria; infatti Eva, vergine, legata dall’incredulità, Maria, vergine, sciolta dalla fede» (3, 22, 34 ). Questa concezione era tradizionale, soprattutto nell’insegnamento catechetico, sia in Oriente che in Occidente. «È un grande Mistero [“magnum sacramentum”] che, mentre per mezzo della donna la morte è diventata nostra porzione, così dalla donna ci è nata la vita», dice sant’Agostino (De Agone Christ., 24, altrove si limita a citare Ireneo). ). «Morte per Eva, vita per Maria», dichiara san Girolamo (Epist. 22: “mors per Evam, vita per Mariam”).
Vorrei citare anche un mirabile e conciso brano di una delle prediche del metropolita Filarete di Mosca (1782-1867). Predicava il giorno dell’Annunciazione. «Nei giorni della creazione del mondo, quando Dio pronunciò le sue parole vive e potenti: “Sia fatto”, le parole del Creatore fecero esistere le creature. Ma nel giorno, unico nell’esistenza del mondo, in cui Santa Maria disse la sua umile e obbediente “Sia fatto”, difficilmente oserei esprimere ciò che accadde allora: la parola della creatura fece scendere il Creatore nel mondo. Anche qui Dio pronunciò la sua parola: “concepirai nel tuo grembo e partorirai un figlio . . . Egli sarà grande. . . e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe”». Ma ancora accade ciò che è divino e incomprensibile: lo stesso Verbo di Dio rinvia la sua azione, lasciandosi ritardare dalla parola di Maria: Come può avvenire ciò? Il suo umile “sia fatto” era necessario per la realizzazione della potenza di Dio. Che potere segreto è quindi racchiuso in queste semplici parole: “Ecco, io sono la serva del Signore; sia fatto di me secondo la tua volontà» – da produrre un effetto così straordinario? Questa potenza meravigliosa è la pura e perfetta dedizione di Maria a Dio, una dedizione della sua volontà, del suo pensiero, della sua anima, di tutta la sua essere, di tutte le sue facoltà, di tutte le sue azioni, di tutte le sue speranze e aspettative.» [Choix de Sermons et Discours de S. Em. Mons. Filarete, Metropolite de Mosca, traduits par A. Serpinet (Parigi, 1866, T. 1, p. 187)].
L’Incarnazione è stata sì un atto sovrano di Dio, ma è stata una rivelazione non solo della sua potenza onnipotente, ma soprattutto del suo amore paterno e della sua compassione. Era in esso implicato ancora una volta un appello alla libertà umana, come un appello alla libertà era implicato nell’atto stesso della creazione, cioè nella creazione di esseri razionali. L’iniziativa era ovviamente divina. Tuttavia, poiché il mezzo di salvezza scelto da Dio doveva essere l’assunzione della vera natura umana da parte di una Persona divina, l’uomo doveva partecipare attivamente al mistero. Maria esprimeva questa risposta obbediente dell’uomo al decreto redentore dell’amore divino, e quindi era rappresentativa dell’intera nostra razza. Ella esemplificava nella sua persona, per così dire, l’umanità intera. Questa accettazione obbediente e gioiosa del disegno redentore di Dio, così magnificamente espresso nel Magnificat, è stato un atto di libertà. Si trattava, infatti, di libertà di obbedienza, non di iniziativa – ma pur sempreuna vera libertà, libertà di amore e di adorazione, di umiltà e di fiducia – e libertà di cooperazione (cfr sant’Ireneo, Adv. Haeres., 3, 21, 8: «Maria coopera all’economia [della salvezza]») — proprio questo significa la libertà umana. La grazia di Dio non può mai essere semplicemente aggiunta, per così dire meccanicamente. Deve essere ricevuto in libera obbedienza e sottomissione.

Da “La sempre vergine Deipara” dell’arciprete Georgij Florovsky.

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