Parole di Vita n. 10

29 Maggio / 11 Giugno 2023 – Prima Domenica dopo Pentecoste – Prima Domenica di Matteo
Domenica di Tutti i Santi

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In questo numero:
Letture Liturgiche
«Chi confesserà in me davanti agli uomini» Dal Commento del Beato Teofilatto al Vangelo secondo Matteo

Sei disceso dall’alto, o pietoso, hai accettato la sepoltura di tre giorni, per liberare noi dalle passioni: vita e risurrezione nostra, Signore, gloria a te.
(Apolytikion del Tono plagale IV)


LETTURE LITURGICHE

AL MATTUTINO
Evangelo aurorale I (Matteo 28, 16-20)

ALLA LITURGIA
Apostolo:
Lettura dell’epistola di Paolo agli Ebrei (11, 33 – 12, 2)

Fratelli, tutti i santi per mezzo della fede hanno abbattuto regni, hanno operato la giustizia, hanno conseguito le promesse, hanno chiuso la bocca dei leoni, hanno spento la potenza del fuoco, sono sfuggiti al filo delle lame, sono stati rinvigoriti dalla malattia, sono diventati forti in guerra, hanno messo in fuga le schiere degli stranieri, le donne hanno ricevuto dopo la risurrezione i loro morti. Altri invece furono torturati, non accettando la liberazione onde ottenere una risurrezione migliore. Altri provarono scherni e flagelli, catene e prigione. Furono presi a sassate, furono segati, morirono assassinati a coltellate, vagarono coperti con pelli di pecore e capre, bisognosi, afflitti, maltrattati – di loro il mondo non era degno! – errando nei deserti e sui monti, nelle grotte e nelle fenditure della terra. Tutti questi, pur avendo ricevuto testimonianza per mezzo della fede, non hanno ottenuto la promessa avendo Dio previsto per noi qualcosa di meglio, affinché non giungessero alla perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da tale nube di testimoni, deposto tutto ciò che appesantisce e il peccato che ci irretisce, corriamo con pazienza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Matteo (Matteo 10, 32-33. 37-38. 19, 27-30)

Disse il Signore ai suoi discepoli: «Chi confesserà in me davanti agli uomini, anch’io lo confesserò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e mi segue, non è degno di me». Allora Pietro rispose e gli disse: «Ecco, noi abbiamo abbandonato tutto e ti abbiamo seguito; che ne sarà dunque a noi?» E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo siederà sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. E chi avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi per il mio nome, riceverà il centuplo e avrà in eredità la vita eterna. Molti primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi.»


«Chi confesserà in me davanti agli uomini»
Commento alla pericope evangelica della prima Domenica di Matteo.
Dal Commento al Vangelo secondo Matteo del Beato Teofilatto, Arcivescovo di Ohrid e Bulgaria

Mt 10,32-33. Chi confesserà in me davanti agli uomini, anch’io lo confesserò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Li esorta a testimoniare fino al martirio. Perché credere solo all’interno della propria anima non è sufficiente; Desidera anche la fede confessata con la lingua. Non ha detto: “Chi confesserà me”, ma “in me”, cioè nella mia forza. Perché chi gli rende la confessione è così aiutato dalla grazia che viene dall’alto. Ma in quanto a colui che nega, Cristo non ha detto “in me”, ma “chi mi rinnegherà”, mostrando che nega perché non ha l’aiuto dall’alto. Perciò chiunque confessa che Cristo è Dio, troverà Cristo che confessa di sé al Padre, che è un vero servo. Ma quelli che negano sentiranno le parole: “Non vi conosco”.

37. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; e chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me. Capite quando dobbiamo odiare i nostri genitori e i nostri figli? Quando vogliono che li amiamo più di Cristo. E perché dovrei parlare di padre, madre e figli? Ascolta ciò che è ancora più grande di questo:

38. E chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi, dice, non rinuncia a questa vita presente per non darsi a una morte vergognosa (poiché questo significava la croce per gli antichi) non è degno di me. Ma poiché ci sono molti che furono crocifissi, come malfattori e ladri, aggiunse “e mi segue”, cioè quanti vivono secondo le mie leggi.

Mt 19, 27. Allora Pietro rispose e gli disse: «Ecco, noi abbiamo abbandonato tutto e ti abbiamo seguito; che ne sarà dunque a noi?» Anche se sembra che Pietro non abbia rinunciato a molto, essendo povero, sappiate che in realtà anche lui ha rinunciato molto. Perché meno possedimenti abbiamo, maggiore è l’attaccamento ad essi. Ma Pietro rifiutava anche ogni piacere mondano, anche l’affetto naturale per i suoi genitori. Infatti queste passioni fanno guerra al povero come al ricco. Che cosa risponde dunque il Signore?

28. E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo siederà sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.» Non siederanno dunque? Non [materialmente], ma Egli ha indicato con l’immagine del trono il grande onore di cui godranno. Sarà seduto anche Giuda? No; poiché Cristo ha detto, “che mi hanno seguito”, cioè “ [chi] mi ha seguito fino alla fine”, ma Giuda non ha seguito fino alla fine. Secondo una diversa interpretazione, Dio spesso promette cose buone a coloro che ne sono degni. Ma se dovessero cambiare e diventarne indegni, come fece Giuda, quelle buone cose sarebbero loro negate. Allo stesso modo con cose più minacciose, spesso minaccia ma non esegue la minaccia, perché ci siamo pentiti. Per rigenerazione intendiamo la risurrezione dei morti al Giudizio Universale.

29. E chi avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi per il mio nome, riceverà il centuplo e avrà in eredità la vita eterna. Affinché nessuno pensasse che quanto detto valeva solo per i discepoli, Cristo allargò la promessa a tutti coloro che avrebbero fatto altrettanto. Avranno, invece della famiglia della carne, intimità e fratellanza con Dio; invece della terra, il Cielo; invece di case di pietra, la celeste casa Gerusalemme; invece di una madre, le venerabili madri nella Chiesa; invece di un padre, i sacerdoti; invece di una moglie, tutte le donne fedeli, non nel matrimonio – tutt’altro! – ma nell’affetto e nel rapporto spirituale e nella cura compassionevole per loro. Il Signore non ci ordina semplicemente di separarci dalle nostre famiglie, ma solo quando esse ostacolano la nostra pietà. Allo stesso modo, ci invita a disprezzare anche la nostra vita stessa e il nostro corpo, ma non con il risultato di uccidere noi stessi. Guarda quanto è buono Dio: Egli non solo ci dà queste cose buone, ma aggiunge ad esse la vita eterna. Tu dunque, o lettore, affrettati a vendere i tuoi averi e a darli ai poveri. I beni sono, per l’uomo adirato, la sua rabbia; per il fornicatore, la sua disposizione alla dissolutezza; per il risentito, il suo ricordo dei torti. Vendi queste cose e dalle ai poveri demoni che mancano di ogni bene. Restituisci le passioni ai creatori delle passioni, e allora avrai un tesoro, che è Cristo, nel tuo cielo, cioè nella tua mente che è stata esaltata al di sopra di questo mondo. Perché colui che diventa come il Celeste ha il cielo dentro di sé.

30. Molti primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi. Cristo sta suggerendo qui i giudei e i gentili. Infatti i giudei, che erano i primi, sono diventati gli ultimi, mentre i gentili, che erano ultimi, sono stati messi al primo posto.

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