Parole di Vita n. 97

12 / 25 Maggio 2025
Sesta Domenica di Pasqua
Domenica del cieco nato
San Germano di Costantinopoli
San Filippo il cacciaspiriti

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In questo numero:
– Letture liturgiche
Omelia per la domenica del cieco nato di San Giovanni di Kronstadt

Apolytikion di questa Domenica
(tono quinto)
Cantiamo, fedeli, e adoriamo il Verbo coeterno al Padre ed allo Spirito, partorito dalla Vergine a nostra salvezza: perché nella carne ha voluto salire sulla croce, sottoporsi alla morte e risuscitare i morti con la sua risurrezione gloriosa.


Letture liturgiche

AL MATTUTINO

Evangelo aurorale ottavo (Giovanni 20, 11-18)

ALLA LITURGIA

Apostolo:
Lettura degli Atti degli apostoli (Atti 16, 16-34)

In quei giorni, mentre noi apostoli andavamo alla preghiera, ci venne incontro una servetta, che aveva uno spirito divinatorio e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l’indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando e dicendo: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». Questo fece per molti giorni finché Paolo, seccato, si rivolse allo spirito e disse: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di uscire da lei». E lo spirito uscì all’istante. Ma vedendo i padroni che se n’era uscita la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono in piazza davanti alle autorità; presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini mettono a soqquadro la nostra città; sono Giudei e annunciano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare.» La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di sorvegliarli bene. Egli, ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna e strinse i loro piedi nei ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila pregavano inneggiando a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso ci fu un terremoto così forte da scuotere le fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione, tirò fuori il coltello per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò a gran voce e gli disse: «Non farti del male, siamo tutti qui». Quegli allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per esser salvo?» Gli risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvo tu e la tua famiglia». E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese allora con sé e a quell’ora di notte lavò le loro piaghe e subito fu battezzato lui e tutti i suoi. Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e si rallegrò insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.

Evangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Giovanni 9, 1-38)

In quel tempo, passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: «Rabbi, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?» Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma perché si manifestassero in lui le opere di Dio. Dobbiamo operare le opere di chi mi ha inviato finché è giorno: viene la notte in cui nessuno può operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» (che si traduce: Inviato). Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che prima avevano visto che era cieco, dicevano: «Non è quello che stava seduto a mendicare?» Alcuni dicevano: «È lui!» Altri dicevano: «No, ma gli somiglia». Ed egli diceva: «Sono io!» Allora gli chiesero: «Come dunque ti furono aperti gli occhi?» Egli rispose e disse: «Quell’uomo chiamato Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Va’ alla piscina di Siloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ci ho visto». Gli dissero: «Dov’è questo tale?» Rispose: «Non so.» Allora condussero dai farisei colui che era stato cieco: era sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto il fango e gli aprì gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango su gli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un uomo peccatore fare segni simili?» E c’era dissenso tra loro. Allora chiedono di nuovo al cieco: «Tu che dici di chi ti ha aperto gli occhi?» Egli rispose: «E` un profeta!» Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono dicendo: «È questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?» I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui di se stesso.» Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei si erano già accordati che, se qualcuno lo avesse riconosciuto come il Cristo, sarebbe stato espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età, chiedetelo a lui!» Allora chiamarono una seconda volta l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore!» Quegli rispose e disse: «Se è peccatore, non so; una cosa sola so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?» Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Anche voi volete diventare suoi discepoli?» Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove è.» Rispose quell’uomo e disse loro: «Questo è magnifico: non sapete di dove è, eppure mi ha aperto gli occhi! Noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Dall’eternità non s’è mai sentito dire che qualcuno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla.» Replicarono e gli dissero: «Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?» E lo cacciarono fuori. Gesù sentì che l’avevano cacciato fuori e trovatolo gli disse: «Tu credi nel Figlio di Dio?» Egli rispose e disse: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?» Gli disse Gesù: «Tu l’hai visto: è chi parla con te.» Ed egli disse: «Io credo, Signore!» E gli si prostrò innanzi.


Omelia per la domenica del cieco nato

Di San Giovanni di Kronstadt

 

Oggi, amati fratelli, è stato letto il Vangelo di Giovanni sulla guarigione di un uomo cieco dalla nascita da parte di Gesù Cristo: avete ascoltato questa storia divina. Il Signore, la Luce del mondo, compì tale grande miracolo in questo modo: sputando per terra, fece dell’argilla con lo sputo, cioè una soluzione di terra e umidità, e unse gli occhi del cieco con l’argilla, dicendo: «Va’, lavati nella piscina di Sìloe (che si traduce ‘Inviato’). Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.»(Gv 9, 6-7) Ma, cosa ancora più importante, questo cieco riacquistò la vista con i suoi occhi spirituali, non solo con quelli fisici. Credeva in Gesù Cristo come Figlio di Dio e Salvatore del mondo, a vergogna di tutti i sapienti e i prudenti tra gli ebrei, che non credevano nel Signore nonostante la moltitudine dei Suoi miracoli, che testimoniavano chiaramente la Sua divina onnipotenza. Questa circostanza, ovvero l’incredulità dei dotti e nobili ebrei in Gesù Cristo come Dio-uomo, mi dà motivo di parlarvi brevemente della cecità spirituale, che è molto più pericolosa e più degna di pietà, e talvolta di lacrime, della cecità fisica.

La vista è la facoltà più nobile del nostro corpo mortale e dà all’uomo il massimo beneficio e piacere, come ognuno di noi sa; e perdere la vista significa perdere quasi metà della propria vita: non vedere il sole, non vedere nessuno o niente, né se stessi né gli altri, né ciò che ci circonda, non vedere la bellezza del cielo e della terra, né tutto ciò che è in cielo, in terra e nel mare, quindi questo significa quasi la stessa cosa che essere morti. Ma, fratelli e sorelle, una persona che è dotata dal Creatore di un’anima razionale, capace di conoscere la verità, che è la sua vita, e che, per orgoglio, caparbietà e testardaggine, non vuole conoscerla, che va contro la propria ragione e coscienza e contro Dio e il popolo, non è forse il più infelice cieco, infelice per sua libera volontà, ovvero maliziosamente infelice, che usa volontariamente per il male il più grande dono di Dio all’uomo: la ragione e il libero arbitrio, che lo distinguono da tutti gli animali muti? Non è forse l’animale più ingrato, davanti al suo Creatore, ricusando i Suoi meravigliosi doni alle Sue creature intelligenti? Non è forse uno stolto o un pazzo per propria scelta, avendo pervertito la sapienza data da Dio in follia e chiamando bene il male e male il bene, dolce l’amaro e l’amaro dolce? E tali erano i farisei e gli scribi e i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo d’Israele durante la vita terrena di Gesù Cristo: vedendo i miracoli di Gesù Cristo compiuti tra il popolo, i miracoli più benefici, ascoltando il Suo saggio e salvifico insegnamento e vedendo la Sua vita completamente giusta, santa ed esemplare, essi attribuirono i miracoli al potere dei demoni, travisarono il significato delle Sue parole, Lo bestemmiarono come un pazzo, un posseduto e un adulatore, o un ingannatore e, infine, come un malvagio ribelle, tradirono il più santo di tutti i santi, il Figlio di Dio, condannandolo a un’esecuzione vergognosa. Questa è terribile cecità spirituale! Non è forse degna di ogni disgusto e lacrime amare? Perché una persona la cui anima è accecata dall’orgoglio e dalla testardaggine è la più sfortunata, come una preda sicura dell’inferno, come un demone satanico, imbevuto dell’orgoglio e della malizia di suo padre, il diavolo. Questa è bestemmia contro lo Spirito Santo, quando una persona, per orgoglio e testardaggine, non vuole credere alla verità ovvia, mostrata da tanti evidenti miracoli. Non c’è perdono per una persona simile, né in questo tempo né nell’età a venire (cfr. Mt 12,32), non perché i nostri peccati sconfiggano l’amore di Dio per l’umanità, ma perché la persona stessa perisce nell’orgoglio, nell’ostinazione, nella malizia, nella menzogna e nell’impenitenza.

Cosa genera tale cecità in una persona? Perché? Essa deriva dall’eccessivo amor proprio, dall’orgoglio e dalla presunzione, da una disposizione maligna del cuore, dall’invidia e dalla costante sazietà e golosità. “Sì, ti sei ingrassato, impinguato, rimpinzato e ha respinto il Dio che lo aveva fatto” (Dt 32,15), dice la Scrittura. Ci sono molti di questi ciechi liberali, figli della perdizione, ai nostri giorni, proprio come ce ne sono sempre stati. Ai nostri giorni, questi ciechi liberali sono prodotti o dalla scienza liberale, non secondo la ragione del Vangelo, ed essa insegna che tutto nel mondo è accaduto da sé, per natura, e che l’uomo, in quanto figlio della natura, scompare con la sua morte, che presumibilmente non ci saranno resurrezione e giudizio e un’altra era senza fine. Piuttosto ci saranno conversazioni liberali e, in generale, una comunità e un dialogo con persone frivole e incredule, oppure una vita appagante, spensierata e allegra, piena di immoralità e vizi quotidiani, in cui si spegne l’ultima scintilla cristiana. Persino i ciechi induriti nell’anima sono afflitti da amarezza e disperazione, disobbedienza alle autorità esistenti, da un’intenzione frenetica e assurda di stare in piedi da soli, di realizzare le proprie assurde idee o piani e intenzioni.
Tali sono gli anarchici o i nichilisti di oggi che, nella loro cecità, pensano di ricreare e rivoluzionare la società a modo loro, immaginando che i loro piani siano i migliori e che porteranno il massimo beneficio alla gente, quasi un’età dell’oro. Questi maledetti vanno dritti all’inferno e non fanno altro che malvagità e sporchi trucchi, ma sognano qualche beneficio per la gente. Che bene ci si può aspettare da loro? Un albero si riconosce dai suoi frutti e i nichilisti dalle loro azioni infernali. Dio, salva il popolo ortodosso da tali capi!

Fratelli! Fuggite da questa cecità e da ogni cecità che nasce dalle passioni del peccato: egocentrismo, presunzione e orgoglio, malizia, invidia, ostinazione e testardaggine, ubriachezza e intemperanza, avidità, fornicazione e lussuria, sconforto e disperazione. Amen.

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